I consigli che do ai miei figli, con un’idea fissa in testa: consegnare nelle loro mani una visione equilibrata, realista e, per quanto mi è possibile, oggettiva del mondo in cui abiteranno nei decenni a venire.
1. Mantieni la testa fredda, non rispondere di pancia.
Impara a disciplinarle, non a negarle o, peggio ancora, a reprimerle, le emozioni. Possono giocarti brutti scherzi: spingerti a dire parole oppure a compiere gesti di cui potresti pentirtene in un secondo momento. Non solo quelle negative, come la rabbia, la paura o la tristezza, ma anche quelle positive, come la gioia, possono influire fortemente sulle tue decisioni a breve, medio o lungo termine. Se ti senti sopraffatto da emozioni, fai questo semplice esercizio: conta fino a cinque e respira profondamente. Al meno tre volte. Ti aiuterà a ritornare in te e a riprendere il controllo della situazione. E di te stesso.
2. Non cercare scuse. Trova soluzioni.
La stragrande maggioranza delle persone si esprime più o meno in questo modo: “Non posso” e le variazioni “Non si può”, “Non è il momento”, “Non ci sono le condizioni” e così via. Tutti modi per dirti che una cosa non si può fare. Tu non fare come loro: sii creativo, sii inventivo. Cerca, scava, domanda, ascolta, curiosa e poi parla di ciò che si può fare. Viviamo in un oceano di saperi e opportunità. Abbiamo Internet. Hai due mani e una testa. Non cercare scuse, trova soluzioni. Che risolvano al meno un problema. Tuo e della comunità in cui vivi.
3. Non credere mai alle teorie del complotto.
Vedere il male dietro ogni decisione, fa davvero male. A meno che tu non sia un cervello alla Stephen Hawking lascia che i problemi del Cosmo li risolvano gli scienziati dentro e fuori i loro laboratori di ricerca. Non dico di rinchiuderti in un monastero zen, ma metterti un po’ a dieta, mediatica, in primo luogo, ti aiuterà a concentrarti su ciò che davvero conta: lasciare il mondo migliore di quanto lo hai trovato. Per questo compito hai bisogno di tutte le tue energie creative, fisiche e mentali. Quindi non disperderle in scenari fantasiosi in cui i cattivi di turno – il governo, la NASA, i marziani, la posizione delle stelle, la posizione dei pianeti e via di questo passo – ti deprivano del tuo buon senso e ti spingano a vedere, fare o credere una cosa per un’altra. Se ti fai abbindolare dall’idea che forze oscure guidano e condizionano il mondo per sottometterlo a favore dei pochi sei tu che perdi: tempo prezioso per fare delle cose, tempo vitale per apprendere come diventare oggi migliore di ieri, tempo utile per creare e condividere valore.
4. Più parole hai, più sfumature cogli.
Il linguaggio è l’unica cosa – facoltà, abilità, capacità, dono, miracolo, magia, chiamalo come ti pare – che ci distingue da tutti gli esseri viventi del pianeta. Ci sono ancora un sacco di misteri su dove stanno esattamente le parole, su che cosa fanno e su come lo fanno. Fior fiore di accademici di svariate scienze continuano a interrogarsi e a scavare dentro i misteri del linguaggio. Sarò onesto con te: le parole mi affascinano e voglio indagare a fondo sul loro funzionamento. Credo di sapere tanto, eppure ne so poco sulla loro esistenza, sul loro legame con le nostre azioni, sul loro legame con il funzionamento del mondo. Di una cosa però sono certo: più ne hai, di parole, più sei capace di vedere tra le increspature della realtà circostante.
5. Più parole impari, più ricco diventi.
C’è solo un modo per imparare altre parole: attingere al sapere di coloro che prima di noi e con maestria espressiva hanno offerto ai loro contemporanei e lasciato ai posteri la loro versione del mondo. Leggi, quindi, tutte le volte che puoi, dove e quando vuoi. Il mondo in cui viviamo è particolarmente generoso in offerta libraria: non solo contenuti ma anche mezzi agevolissimi per accedervi. Troverai di tutto in giro, gratuitamente, a prezzi modesti e a prezzi sproporzionati. Ci sono persone che si sono costruite case o diventate milionarie guardando i tutorial su YouTube, bambini che si portano a casa fior di denari divertendosi a scartare giocattoli o a fare esperimenti davanti a una videocamera. La ricchezza linguistica apre nuovi orizzonti, stuzzica la creatività insita in ognuno di noi e apre i portoni della ricchezza materiale. Non è un caso che le più illustri e potenti persone – donne e uomini del presente e del passato – del pianeta leggono e abbiano letto tanto. E spronano chi li segue a fare altrettanto. Anticipo la risposta alla tua obiezione: le eccezioni confermano la regola.
6. Più parole sai, più libero sarai.
La povertà linguistica è la prigione dello spirito. Come sai, la società è configurata a forma di cipolla in cui ogni strato rappresenta quella che dai sociologi viene chiamata la classe sociale. Più sbucci, più ti avvicini al suo cuore. Più ti limiti a guardarla – la cipolla, cioè la società – passivamente, più probabilità hai di rimanere alla prima tunica. In periferia, in altre parole. E come la vita di tutti i giorni ci insegna e ce lo dimostra, in periferia la libertà raramente arriva. Meglio, allora, andare a prendersela, conquistandola. Le armi, le più taglienti di cui puoi dotarti sono, sì, le parole. Quelle efficaci, al momento e al posto giusto.
7. Preparati un cuscino, tienilo sempre a portata di mano.
C’è un mostro che fa tanto male e con cui molte, purtroppo, troppe persone sono costrette a vivere. Questo mostro si chiama povertà. La povertà è alimentata dall’assistenzialismo, dall’eccessiva compassione e dall’indifferenza. Dalla mancanza di consapevolezza della forza che ognuno custodisce dentro di sé. Dal non sapere il valore che può creare. Dai limiti che ci poniamo o, peggio ancora, che accettiamo. Piaghe che vanno combattute con diligente impegno. Piaghe che ti offrono il passaporto per un viaggio di sola andata: nei territori bui della povertà. Nel mondo ricco di opportunità in cui viviamo, costruirsi un’alternativa alla povertà è possibile. Difficile, anzi difficilissimo, ma possibile. La competitività ha raggiunto livelli parossistici. Tuttavia, un’opportunità di guadagno c’è e ci sarà sempre. Imprenditori illuminati di casa nostra e nei quattro angoli del pianeta lo dimostrano. Coglila e creati il tuo cuscino. La vita è capricciosa e altalenante: se hai un cuscino a portata di mano, la o le cadute saranno più sopportabili. Faranno meno male. E ti aiuteranno a rialzarti prima.
8. Raccontatela.
Ascolta tutti, ma poi formati la tua idea del mondo. La tua visione è ciò che conta. Né la società, né tanto meno noi stessi siamo soggetti passivi alla mercé delle forze che ci governano. Siamo in continuo mutamento, in una perenne trasformazione, in una perpetua evoluzione. Non accontentarti della passività. Non ingurgitare senza discernere le storie che sono raccontate attorno a te. No. Qualsiasi cosa fatta da qualcuno altro e che tu prenda per buona, con te può, però, non funzionare. Questi consigli, inclusi. Perciò: ascolta con la dovuta attenzione le storie di chi ti sta attorno. Vai a scoprirne altre. E poi creane una tua, intima, originale. Unica. Proprio come sei tu.
9. Sii cattivo. Nel senso buono della parola.
La vita non è una passeggiata romantica in riva al mare. Non è un concorso di bellezza. No, la vita è un’arena e in un’arena va fatto ciò che da millenni si fa in un’arena: combattere. Senza se e senza ma. Non serve calciare l’inguine dell’avversario. Non serve la violenza. Basta l’astuzia della volpe e la forza del leone. Bastano le parole, quelle efficaci.
10. Vuoi qualcosa? Vai a prendertela.
Se stai in casa ad aspettare, l’unica che busserà alla tua porta sarà l’ansia. Non stare dentro, esci. Sii curioso, domanda, scopri. Fidati del tuo fiuto, dei tuoi occhi, delle tue mani, della tua fantasia. Fidati di te, prima di fidarti di chiunque altro. Ama te, prima di amare chiunque altro o altra. Sii responsabile. Se vivi come vivi, non è perché gli altri, il cosmo, le stelle, la luna e la Via Lattea hanno deciso che tu debba vivere così. No, l’unico ad aver accettato di vivere come vivi, sei tu. Se ti piace, va bene. Se non ti piace, cambia. Le opportunità sono pigre, non verranno a bussare alla tua porta. Devi andare tu a cercarle. E a conquistarle.
11. Diffida dai tuttologi.
Tutti dicono. Tutti fanno. Tutti sanno. Chi infarcisce il proprio discorso con esagerazioni a più non posso ha lo spirito critico di uno zerbino. Tutto, tutti, sempre, così, cosà, lì e là sono marcatori discorsivi della tuttologia. E dei suoi seguaci: i tuttologi. Dai, diciamola, il mondo, oggi, grazie all’esplosione delle reti sociali e all’esposizione al flusso incessante di informazione, è fatto di formatori, consulenti e strateghi. E poi ci chiediamo perché il Paese va a rotoli. Forse Eco non aveva tutti i torti quando parlava di diritto di parola a legioni di imbecilli. Tutti i torti, appunto.
Questi sono i primi undici di una serie di ventuno insegnamenti che condivido con i miei due juniors tutte le volte che abbiamo occasione di parlarne. A ognuno di loro, modi e parole diverse. Ma la sostanza non cambia.
I rimanenti dieci, nel prossimo articolo.
A presto,
Lucian
Foto dall’archivio personale