trovare parole ali
che permettano
di sollevarsi almeno
di un millimetro su tutto questo.
#ilversocheamo
Ryszard Kapuściński in Taccuino d’appunti
TROVARE LA PAROLA GIUSTA
Trovare la parola giusta
che sia nel pieno delle forze
che sia tranquilla
non sia isterica
non abbia la febbre
non sia in depressione
in essa si può confidare
trovare una parola pura
che non abbia denigrato
non abbia denunciato
non abbia preso parte alla caccia delle streghe
non abbia detto che il nero è bianco
si può avere speranza
trovare parole ali
che permettano
di sollevarsi almeno
di un millimetro su tutto questo.
Ogni tentativo di trovare la parola giusta è un viaggio nell’anima dell’Umanità.
Ogni ricerca della parola giusta è un tentativo di manipolare il mondo, di dominarlo, di scoprirlo, di modificarlo.
Ogni tentativo di trovare la parola nel pieno delle forze è un atto di liberatoria ribellione dinanzi a una realtà storta e distorta fatta di tante, troppe paure e poche, troppo poche certezze.
Trovare la parola giusta che sia tranquilla / non sia isterica è corazzarsi per evitare l’inevitabile: lo smarrimento in una realtà liquida, sfuggente, ondulante.
Trovare la parola giusta in cui si può confidare è un tentativo di semplificare la realtà fatta di tante domande e poche risposte.
Trovare la parola giusta è elevarsi, volare, esplorare i sentieri nascosti nel gorgogliante brusio dell’Umanità.
Le parole hanno bisogno di disciplina.
Il parlare, il sentire, il pensare, l’agire dipendono dalle parole. Le parole creano immagini, le immagini creano pensieri, i pensieri sono desideri prima di diventare azioni.
Le parole creano vita, inventano favole e raccontano storie. Le nostre storie, le storie degli altri.
Le parole sono le chiavi per aprire le porte della nostra vita e il portone dell’Umanità.
Il mondo si muove, cambia, ed evolve attraverso le parole.
La nostra vita cambia e si arricchisce quando ricerchiamo le parole efficaci, al momento e al posto giusto.
La nostra vita cambia e s’impoverisce quando mancano le parole. Quelle efficaci, al momento e al posto giusto.
Isocrate che per un po’ fu contemporaneo e concittadino di Aristotele, disse agli ateniesi e lasciò ai posteri questo:
La parola, del resto, è il solo vantaggio che la natura ci ha dato sugli animali, rendendoci così superiori in tutto il resto.
Eppure, sulla superiorità mi rimane ancora qualche perplessità. La Storia ci insegna che le parole possono trasformarsi in un potente mezzo di distrazione e di distruzione di massa. Se finisce nelle mani, o per meglio dire nella bocca sbagliata. I dieci anni angosciosamente bui dello scorso secolo che hanno portato l’Umanità sull’orlo del baratro nell’arco di meno di una generazione ne sono un triste ed eloquente esempio.
L’autore della struggente poesia che apre questo articolo è Ryszard Kapuściński e la poesia fa parte del volume Taccuino d’appunti. Avrebbe continuato ad arricchire il mondo con i suoi tentativi di trovare le parole giuste per descrivere, esplorare e conoscere il mondo e l’Umanità. Invece si spense nel 2007 consegnando alla storia la vita di un giornalista che ha girato il mondo e trasformato un genere giornalistico – il reportage – in un capolavoro letterario. Un’operazione che può fare o uno molto inquieto o uno capace di perdersi in giro per il mondo a scovare parole per descrivere, capire e raccontare l’Umanità. Con curiosità verso il mondo e verso il prossimo, come lui stesso ebbe a dichiarare in questa intervista rilasciata anni fa in uno dei suoi soggiorni italiani.
Lui era sia inquieto sia vagabondo. Uno che arrivava quando altri suoi colleghi di mestiere se ne andavano. Lo afferma chi lo ha conosciuto da vicino e apprezzato tanto. Francesco Cataluccio descrive così, con una vena nostalgica i tempi quando c’erano Kapuściński e io.
Ryszard Kapuściński considerava essenziale per un giornalista e – aggiungo – nella vita di tutti i giorni guardare, ascoltare e poi cercare di capire.
Lui era così: guardava, ascoltava, cercava di capire. Poi raccontava. Ciò che aveva visto, sentito e compreso.
E noi, prendiamone esempio: proviamo a guardare, ascoltare e comprendere. Prima di parlare.
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Lucian