Aggiornato il 28 maggio 2021.
Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 28 maggio 2021.
Sull’immigrazione e intelligenza rispettosa: idee, pensieri ed esperienze, terza e ultima parte.
Nei primi due di questa miniserie di tre articoli dedicati all’immigrazione e intelligenza rispettosa ho condiviso con i lettori di RhetoFan tre importanti insegnamenti:
- il primo riguarda l’indiscussa forza delle parole: possiamo, con le parole, appunto, portare inverno, nuvole e nebbia nelle nostre vite, ma possiamo anche portare estate, ciel sereno e orizzonti limpidi. A noi la scelta.
- il secondo insegnamento è relativo a quanto e come incassiamo i colpi bassi che la vita ci assesta: nessuna avversità sarà mai in grado di abbatterti se la tua fede più profonda sarà in te stesso, nell’incrollabile speranza in un futuro migliore, nell’ardente desiderio di imparare, nell’inscalfibile volontà di evolversi.
- il terzo e ultimo: l’esperienza di immigrazione modifica fortemente il rapporto che si ha con sé stessi e con il mondo circostante, con la propria cultura di partenza e con la nuova cultura di accoglienza. Con la madrelingua e con le altre lingue. È una sorta di rinascita dopo un parto per niente indolore.
La nostra identità: sociale, individuale e virtuale
La nostra triplice identità – sociale, individuale e virtuale è il riassunto della definizione che noi diamo al proprio sé, e quella che ad essa attribuisce la società in cui viviamo.
Quando si arriva in un nuovo Paese, per scelta, bisogno o curiosità la nostra triplice identità – sociale, individuale e virtuale – si frantuma, si altera, si modifica. L’esperienza di immigrazione influisce inevitabilmente e profondamente su tutte e tre. Le muta, le riforma, le arricchisce.
Le tre abitudini rispettose che ti aiuteranno ad essere una persona migliore
La sfera delle abitudini è una delle più gettonate nell’industria del self-help. Se vuoi, puoi, ti dicono. Beh, ho una cattiva notizia per te: non basta volere per potere. E non basta potere per cambiare. E ancora: non cambi all’improvviso le tue radicate abitudini, non da oggi a domani.
Il cambiamento delle proprie abitudini è un processo molto più impegnativo di quanto ce lo raccontano gli straparaguru di domenica della crescita personale. Un processo spesso mal compreso e mal consigliato.
Il cambiamento, per essere durevole, lo devi attuare a piccole dosi, un’abitudine alla volta, con pazienza, costanza e determinazione.
Il cambiamento, lo devi preparare con maggiore ascolto di te stesso e con maggiore apertura verso il Mondo.
Deve iniziare con un cambio di mentalità e con un autentico amore per te stesso. Con un ardente desiderio di diventare migliore. Con la giusta conoscenza e rispetto dei propri limiti. Con la forte motivazione di esserci: qui ed ora.
Scopri chi sei e non avere paura di esserlo.
Mahatma Ghandi
Tra le abitudini rispettose che ho imparato nella mia esperienza di immigrazione, ce ne sono tre che hanno completamente rivoluzionato il mio modo di guardare me stesso e il mio modo di vedere il mondo circostante. Le voglio condividere con te:
- abituarsi a concedere il beneficio del dubbio anche se non è stato proprio facile per uno che veniva dall’Est, dove per tanto tempo il dubbio era poco o per niente contemplato
- educarsi a evitare di generalizzare o parlare a nome di un gruppo, cammino lungo e tortuoso per chi nasce e cresce in una società dove il pensare diversamente era altamente rischioso
- imparare a mostrare tolleranza per gruppi diversi dal proprio, ancorché inesistenti o sconosciuti fino a qualche anno fa, lezione civica appresa principalmente alla scuola dell’immigrazione
Coltivare il rispetto verso le diversità umane di ogni dove passa per la formazione umanistica. E ogni autentica formazione umanistica passa per l’incontro con la retorica, l’arte di assoluta importanza, quotidiana che ci insegna il valore delle parole efficaci, al momento e al posto giusto.
Rispetto è una di queste, nei confronti di noi stessi e nei confronti di chi ci ascolta, il nostro uditorio, a casa, a scuola, in azienda, nella vita.
Oltre alle tre abitudini rispettose elencate sopra, aggiungi quattro attività fondamentali per l’educazione alla crescita e al miglioramento personale: la lettura dei libri, la visione dei film come questo, la creazione di giochi e simulazioni come il gioco del Perché? che ci siamo inventati io e Chiara, la mia junior più grande e che spesso riproponiamo insieme a Marco, il fratello più piccolo.
Sono tutte attività che incoraggiano a guardarsi dentro e a mettere in discussione credenze e convinzioni. Sono attività che ci aiutano a evolvere, a plasmare e a coltivare rapporti rispettosi con le persone e i gruppi di persone che incontriamo sui sentieri della nostra vita.
Sono, infine, attività piacevoli e (ri)creative di fondamentale importanza per:
- meglio comprenderci reciprocamente
- offrirci mutuo aiuto
- collaborare e condividere proficuamente obiettivi comuni
- accogliere con maggiore apertura posizioni diverse dalla propria
Tre strategie che funzionano per aiutarti a educare i tuoi juniors alla multiculturalità
Come hai potuto osservare, nello stile pragmatico di RhetoFan, ci sono in questi ultimi tre articoli sull’immigrazione e intelligenza rispettosa precise parole e precise azioni che possano guidarti nella complessità della vita da genitore, e non solo, di tutti giorni.
Ecco il sunto, condensato in tre strategie che applico personalmente per coltivare il rispetto ed educare i miei juniors alla multiculturalità:
- incoraggio e coltivo relazioni di qualità, con persone di nazionalità e culture diverse
- spiego e insieme riflettiamo su parole e consuetudini nostre e degli altri
- stimolo un atteggiamento positivo di fronte alla vita dentro e fuori i propri confini culturali
Concludo qui questa serie di tre articoli in cui ho condiviso idee, pensieri ed esperienze personali con la speranza che possano esserti di IspirAzione per crescere e diventare migliore, in piena autonomia o insieme ai tuoi cari.
Prima di salutarti, ti lascio, da genitore, un ultimo spunto di riflessione: mia figlia e mio figlio, tripla cittadinanza entrambi, genitori multiculturali e plurilinguistici, separati, sì, ma sempre vicini a loro per guidarli, incoraggiarli e sostenerli sono nati e crescono senza gli abituali punti di riferimento di una famiglia: i parenti. Mi riferisco a nonni, zie, zii e cugini.
Nessun parente, oltre al papà e alla mammà, vive nella città in cui sono nati e cresciuti. Spesso andiamo a trovarli e loro, i parenti, vengono a trovarci. Non è, però, la stessa cosa.
Senza di loro, la vita di tutti giorni richiede un supplemento di impegno, di riflessione, di curiosità e persino di coraggio. Un supplemento di consapevolezza, in perpetua evoluzione per affrontare da soli, ma non in solitaria, un mondo complesso ed estremamente competitivo, ricco di sfide, stimoli e opportunità.
Non siamo soli, lo so, naturalmente. Siamo insieme a una schiera di genitori single o separati, sparpagliati nei quattro angoli del pianeta, specchio di una società globalizzata, di un mondo rimpicciolito, a portata di click. Anzi, un mondo in tasca, a portata di touch.
Sembra un mondo più fragile, più liquido, di certo molto veloce, e non per questo meno bello di quello vissuto dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Oggigiorno, in questo inizio di terzo millennio, sempre più famiglie si formano, si spostano, crescono e si modificano lontano dai nuclei familiari originari, mescolando lingue, culture e civiltà nel villaggio globale chiamato Mondo.
Infine, alla luce dei notevoli spostamenti umani dei primi due decenni del terzo millennio, la stabilità e la salute del pianeta come della tanto provata Europa (oramai a 27 e non più a 28 membri) saranno determinate dalle scelte che le nuove potenze e Bruxelles decideranno di compiere nei confronti di chi si sposta, oggi, com’è evidente, con maggiore frequenza: ignorarli, trattarli con condiscendenza oppure offrire loro un’autentica opportunità d’inserimento nella nuova cultura di accoglienza farà una notevole differenza.
Senza però dimenticare che il pianeta di domani sarà soprattutto a misura dell’impegno che ognuno di noi, da soli e non in solitaria, deciderà di profondere per crescere e migliorare ogni giorno, passo per passo, a piccoli passi.
Con assoluta fiducia nelle proprie capacità e nel proprio valore, con incrollabile speranza in un futuro migliore, con un profondo desiderio di imparare, e con inscalfibile volontà di sapere ed evolversi.
Domande, curiosità?
Scrivimi a lucian@rhetofan.com.
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Leggi anche:
Sull’immigrazione e intelligenza rispettosa (I)
Sull’immigrazione e intelligenza rispettosa (II)
Nella foto: Marco, il mio junior più piccolo, in un personale, quanto inaspettato scatto fotografico.
PS: Questo articolo è apparso singolarmente per la prima volta il 5 dicembre 2016. A febbraio 2020, l’ho aggiornato e riproposto con lo stesso titolo ma in tre episodi. L’ho integrato e attualizzato a maggio 2021.