Cammina con la consapevolezza di … guardare insieme verso la stessa meta.
Cit. “rubata” per meta da Audrey Hepburn
e per meta da Antoine de Saint-Exupery
Inizio questo post con una “rapina” e con buona pace di Picasso, il quale, con la nonchalance tipica di un artista, dichiarava all’incirca un secolo fa: “Se c’è qualcosa da rubare, io rubo”. Ecco, detto, fatto! 😉
Rapina confessata, rapina – spero, al meno in parte – perdonata. Queste, le due citazioni che ho messo insieme: “La vita ci ha insegnato che amare non significa guardarsi negli occhi, ma guardare insieme verso la stessa meta” è ciò che disse Antoine de Saint-Exupéry. “Per avere gli occhi belli, cerca il bene degli altri. Per avere belle labbra, pronuncia solo parole di gentilezza. E per l’equilibrio, cammina con la consapevolezza che non sei mai sola” è, invece, una citazione attribuita a Audrey Hepburn.
Detto questo, ora ti voglio parlare di Condivisione che insieme a Amicizia, Complicità e Ammirazione, completa la “squadra” dei punti di forza di una relazione stabile, serena e armoniosa. Di successo, in altre parole.
La Condivisione riveste molteplici significati come ci mostra Google, il guru delle nostre ricerche di tutti i giorni. Più di 21 milioni di risultati in un batter di ciglia (0,45 secondi, per essere precisi) a dimostrazione che Condivisione è una parola … che conta, capace di far scervellare i Top Gun del dibattito psico-eco-filosofico internazionale. Questi sono alcuni dei pensieri in giro per il mondo riportati da Wikipedia, massima espressione della Condivisione. Della conoscenza, in questo caso. (La ricerca sullo stesso motore di ricerca, dopo poco più di 4 anni – marzo 2020 – restituisce 30 milioni di risultati in 0,43 secondi.)

La Condivisione è “utilizzo in comune di spazio e risorse” e “comune partecipazione a qualcosa”. Autorevoli fonti on & off line tra cui Wikipedia, come abbiamo visto, ma anche Treccani, Garzanti Linguistica o Lo Zingarelli cartaceo sono sostanzialmente di quest’idea. E non ci sono motivi per contraddirli.
In una relazione, perché è di questo che stiamo parlando, la Condivisione è la concessione e l’utilizzo in comune di spazi e risorse personali. La Condivisione, in altre parole, è il punto di incontro tra ESSERE insieme nella relazione e FARE insieme LA relazione.
Immaginati la Relazione come un territorio in cui regnano saggiamente I Quattro Punti di Forza di cui ti ho parlato finora. Il Maestro Aristotele ci insegna che “l’anima non pensa mai senza immagini”, pertanto vediamo l’immagine di questo territorio, fonte di energia vitale ed effervescenza creativa per la coppia che lo possiede.
Nel Territorio della Relazione, vicino all’Amicizia, alla Complicità e all’Ammirazione troviamo ora anche Condivisione con i suoi abitanti: miti, rituali, scopi e simboli. Insieme, costituiscono I Quattro Punti di Forza di una relazione che conta.

Andiamo per ordine e scopriamo insieme chi rende Condivisione un vero punto di forza.
Miti
I miti sono le narrazioni di una relazione. Vere, inventate, esagerate, in una relazione ci raccontiamo tante storie per … fare la storia della relazione. Il racconto delle tue idee sulla relazione, in generale, e sulla tua, in particolare, che cosa ne pensi di te e del tuo partner, come vivi la relazione, tu e il tuo partner, quanto appartieni alla relazione, che progetti hai insieme a chi ti sta accanto, che obiettivi vi siete posti, quanti ne avete raggiunti o meno.
Ancora, le narrazioni attorno ai grandi interrogativi della vita: cos’è la felicità? Sono felice? Cos’è la vita? Conosco chi mi sta vicino? Perché lavoro? Lavoro per vivere o vivo per lavorare? Sono io che guido la vita? È la vita che guida me? Che cos’è la responsabilità personale? Come verrò ricordato? Che cosa vorrei vedere scritto sulla mia lapide? Fermarsi ogni tanto in qualche porto della propria vita e riflettere sugli interrogativi esistenziali aumenta la consapevolezza, tua nella relazione e della relazione nella tua vita. Poi, trasforma le riflessioni in storie, in racconto costruito e condiviso.
Questi sono i miti: narrazioni di vita, racconti di una quotidianità condivisa, riflessioni attorno ai grandi interrogativi della vita.
La tua relazione è la grande narrazione della quotidianità. Per raccontarla, la tua relazione, la tua quotidianità, è necessario andare oltre le “uno, nessuno e centomila” maschere che ogni giorno indossi sulla scena della tua vita, e scendere giù, nel profondo della propria anima, dove si celano le risposte alle domande esistenziali della tua vita. Là, puoi trovare, migliorare, modificare, abbellire, valorizzare quelle risposte parziali, a volte goffe, non sempre convincenti, più delle volte mutevoli. Le risposte ai grandi interrogativi su di te, sul tuo partner, sulla vita, sulla condizione umana.
A questi interrogativi, naturalmente, meglio rispondere con la consapevolezza che “serio non è l’opposto di divertente” come ci insegna Haim Shapira, l’autore del brillante La felicità e altre piccole cose di assoluta importanza di qui ti ho già parlato qui.
Le manifestazioni più evidenti della presenza del mito all’interno di una relazione si hanno quando arrivano i juniors. Appena acquisiti i rudimenti della primissima autonomia, negli occhi dei tuoi eredi diventerai un mito. Il primo. Una leggenda, un ideale, un simbolo di tutte le credenze e i comportamenti che l’Umanità intera mette in atto. Una grande responsabilità, senza dubbio, e senza “se” oppure “ma”.
Il mito passa essenzialmente per le parole. Il mito è discorso. Le parole fungono da catalizzatore nella costruzione del racconto condiviso. Per questo motivo, è di assoluta importanza una gestione efficace della comunicazione. In questo, la retorica ti può dare una mano. Da lì a diventare un fan dell’antica arte della parola il passo è breve, vedrai 😉
Se chiediamo a Pinca e Pallo, nostri amici di vecchia data, come la va con la Condivisione ti racconteranno la storia del loro primo incontro, dei loro “prima volta”, in viaggio, in auto, in aereo, dai parenti, in giro per il mondo. Ti racconteranno con nostalgia le fatiche della crescita e della trasformazione nel Territorio della loro Relazione: conoscenza di sé stessi, modifica e adattamento dei loro stili di vita, come e quanto hanno desiderato e come e quanto hanno imparato a vivere insieme.
Rituali
I rituali sono di due tipi: comportamentali e discorsivi. Piccole cerimonie di gentilezza e cordialità di tutti i giorni, i rituali sono, in pratica, quello che fai e quello che dici nella quotidianità condivisa.
Parlare di rituali ricorda quel Top Gun dell’interazione umana, il canadese Erving Goffman. Più o meno a metà dello scorso secolo, lui parlò di deferenza e contegno.
La deferenza è la manifestazione del proprio apprezzamento nei confronti del tuo interlocutore. Salutare, ringraziare, scusarsi, complimentarsi sono tutte azioni quotidiane, automatiche, scontate. Queste “liturgie quotidiane”, come li chiama Goffman, costellano le relazioni sociali ed esprimono rispetto e fiducia, cooperazione e solidarietà. L’equivalente della deferenza nella società sono i rituali discorsivi in una relazione. Essi, i rituali discorsivi, esprimono, in una relazione, il proprio apprezzamento, l’uno nei confronti dell’altra, e assicurano il rispetto e la fiducia, la cooperazione e la solidarietà tra i partner.
Poi, Goffman parlò di contegno che definì come quell’insieme di comportamenti che gli individui mettono in atto per comunicare ad altri che possiedono certe caratteristiche e qualità desiderabili. L’equivalente del contegno nella società sono i rituali comportamentali in una relazione: i nostri gesti, gli accorgimenti, le abitudini di tutti i giorni, tutte quelle attività che ci caratterizzano nella vita quotidiana di coppia e che danno senso al vivere in una relazione.
Rituali discorsivi e comportamentali contribuiranno, con il passare del tempo, alla formazione della tradizione della tua relazione. I rituali plasmano un modo di agire, un modo di vivere unico che distingue una relazione dall’altra. Puoi chiamarli con altri nomi: abitudini, usanze, costumi, pratiche, consuetudini o, infine, dopo diversi anni tradizione, appunto. Comunque tu voglia chiamarli, i rituali sono la codifica della tua relazione.
I rituali discorsivi e comportamentali, in una relazione sana, duratura e felice, cessano di essere tuoi o del tuo partner, diventano vostri, mutando la consapevolezza dell’essere “IO” nella consapevolezza dell’essere “NOI”. Un “passaggio” per niente scontato, e non sempre e né da tutti compiuto. Un passaggio che, naturalmente, non significa escludere i propri rituali intimi e rassicuranti, ma affiancarli.
Il pronome di seconda persona plurale riveste così nuovi significati, più profondi: poter viaggiare serenamente da un “io ho fatto/pensato/creduto/sognato/realizzato” a un “noi abbiamo fatto/pensato/creduto/sognato/realizzato” significa raggiungere quell’intimo e profondo punto di incontro tra l’ESSERE insieme nella relazione e FARE insieme LA relazione. Lo si raggiunge con un esercizio di volontà, come nel caso degli altri tre punti di forza che ti ho descritto nei precedenti tre articoli.
I rituali relazionali, proprio per la loro ricorrenza quotidiana, assicurano certezza e sicurezza e fungono da scudo difensivo per la tua relazione. Al contrario, la mancanza di rituali consolidati è segno di una relazione zoppicante. Senza un tempestivo intervento la relazione rischia il collasso.
Chiediamo ai nostri amici Pinca e Pallo qualche esempio di rituali che nascono, si sviluppano e si consolidano in una relazione di lunga corsa: raccontarsi com’è andata la giornata, le passeggiate serali, aperitivo e cinema il venerdì sera, la cena al ristorante il sabato sera, la colazione preparata da Pallo durante la settimana e le torte del weekend sfornate da Pinca, una candela accesa e i tovaglioli di stoffa durante la cena, le visite, insieme, ai parenti di entrambi. A questi, ci ricordano Pinca e Pallo, aggiungi i rituali che si vogliono preservare in serena solitudine, quelli intimi e rassicuranti: la lettura di un libro, il cinema con gli amici, il parrucchiere, l’estetista, la palestra.
Scopi
Dove sta andando la nave della tua relazione? C’è o c’è stato qualche recente attracco in giro per i porti della tua vita? Qual è il prossimo itinerario? Dove vuoi andare? Che meta vuoi raggiungere? Come?
Per meglio identificare gli scopi, potrebbero tornarti utili le “5W” strategiche di invenzione albionica (who, what, when, where, why) e del giornalismo che si rispetta: chi, che cosa, quando, dove, perché.
Porsi queste domande ti aiutano a chiarire la direzione che vuoi imprimere alla tua relazione. Certo, si tratta di una traiettoria che puoi controllare solo in parte, magari in gran parte, ma mai totalmente e pienamente. Anche così, per imprimere la traiettoria che desideri, è necessario avere ben chiaro “il risultato a cui si tende, ciò che costituisce il fine, il motivo di una certa azione, di un certo modo di procedere” come ci insegna Treccani. Questo risultato, fine, azione, modo di procedere deve, naturalmente, essere condiviso in una relazione. Stabile, serena e armoniosa. Di successo, in altre parole.
Vediamone alcuni: coltivare le proprie passioni e crearne di nuove, cercare e sperimentare nuove emozioni, crescere insieme, fare un corso di fotografia, di danza, di teatro o di quello che ti pare, leggere un libro ogni settimana (al meno 52 in un anno), aprire un blog, sorridere, ma anche inebriarsi di vino, di poesia e di virtù, a ognuno piacer suo, come direbbe quell’arguto di Baudelaire, tra i maggiori esponenti del simbolismo francese.
Insomma, qualsiasi obiettivo tu pensi ti renda felice, raggiungilo! Punto. Senza “se” e senza “ma”. Uno scopo ben definito è per metà raggiunto. È, inoltre, fonte di benessere personale, benessere che avvolgerà anche chi ti sta vicino. Insieme, poi, forse non riuscirete a cambiare il mondo, ma sicuramente riuscirete a modificarlo. Rendendolo un posto migliore. Per vivere, amare e crescere.
Simboli
Infine, i simboli, che sono un mezzo di riconoscimento, un riassunto della tua relazione, ma anche un mezzo di controllo della sua coesione. I simboli esprimono in forma sintetica il tuo vissuto condiviso. Hanno una forte valenza evocativa.
Che cosa ti viene in mente quando pensi ai simboli? Il verde, ad esempio, è simbolo della speranza, vero? La bandiera, simbolo della patria, la volpe, simbolo dell’astuzia, il leone della forza, il cane della fedeltà. Il simbolo è un segno distintivo e rappresentativo di una realtà più vasta o di un’entità più o meno astratta. I simboli messi insieme sono la spremuta, l’essenza, il condensato della tua relazione.
In una relazione, i simboli sono l’espressione della volontà di condividere e rendere concreto il vissuto insieme, i ricordi di “noi due”. Foto, album, disegni, diario, ricordi dei viaggi fatti insieme. Sì, possono sembrare cose sensate o, addirittura, scontate, ma ti assicurò che ci sono relazioni dove tutto ciò è così dato per scontato da essere … trascurato.
La Condivisione, alla pari dell’Amicizia, della Complicità e dell’Ammirazione, ha un posto privilegiato nella galleria dei sentimenti positivi che rendono la relazione luogo di grande crescita personale e relazionale e formidabile occasione per la scoperta del sé, del partner, del genere umano, del mondo e della vita. Una relazione di successo, in altre parole, frutto di un notevole investimento di tempo, di curiosità e di attenta osservazione.
Concludo qui questa mia idea di Relazione, quale vasto Territorio tutto da conquistare, da esplorare, da scoprire. Tutto da vivere. Un territorio in cui dovrebbero regnare saggiamente I Quattro Punti di Forza.
Dovunque tu sia, ti auguro di possedere e coltivare un fertile Territorio della Tua Relazione abitato da Amicizia, Complicità, Ammirazione e Condivisione.
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Foto di Lena