In questo articolo voglio condividere con te una regola fondamentale per salvare dall’estinzione l’arte di saper ascoltare ed entrare in perfetta sintonia con il tuo interlocutore.
Una regola che vale ugualmente a casa come a scuola, in azienda come nella vita.
Un regola semplice ma – la vita di tutti i giorni ce lo insegna – di difficile applicazione.
Non è in nessun luogo chi è in ogni luogo.
Lucio Anneo Seneca
Andiamo per ordine.
Per provare questa regola dobbiamo fare un passo indietro è mettere in discussione un concetto entrato a gamba tesa nella nostra quotidianità negli ultimi anni. Questo concetto si chiama multitasking e ci ha spinti a credere di poter fare circa millemillecose contemporaneamente.
Neanche dieci anni fa il multitasking era considerato una virtù, e tutti andavano ghiotti per essere, fare, sentirsi multitasking.
Ora le cose sono decisamente più contenute, ma certi miti, anche se di recente diffusione, sono duri a morire. Ancor’oggi, certe persone si vantano di essere e di poter fare multitasking.
Il multitasking è un’abitudine. Cattiva.
Facciamo insieme un esperimento: prendi un foglio di carta, una penna e il cronometro del tuo smartphone. Fatto?
Adesso fai partire il tuo cronometro e inizia a scrivere in sequenza le lettere dell’alfabeto italiano A, B, C, D ecc. Subito dopo, scrivi sempre in sequenza i numeri da 1 a 21: 1, 2, 3, 4 fino a che l’ultimo numero (21) corrisponda all’ultima lettera dell’alfabeto (Z).
Adesso ferma il cronometro e annota il tempo totale per scrivere le due sequenze.
Proviamo ora una versione leggermente diversa.
Avvia nuovamente il cronometro e inizia a fare un po’ di multitasking alternando lettere e numeri. Per intenderci: dovrai scrivere A, 1, B, 2, C, 3 e via di questo passo fino ad arrivare a Z e 21.
Finito? Ferma il cronometro e prendi nota: ci hai messo di più o di meno rispetto alla prima volta?
Ti sentivi osservato, pertanto, con buone probabilità, hai scritto la seconda sequenza con maggior concentrazione. Tuttavia, sono pronto a scommettere che per scriverla ci hai messo di più rispetto alla prima.
Ecco, questo è un semplice esercizio per farti provare quanto poco efficiente possa essere cercare di fare più cose contemporaneamente.
Volendo dare una definizione, il multitasking è l’abitudine di voler fare contemporaneamente millemillecose nell’illusoria convinzione di completarne di più.
Il multitasking, dunque, è un’abitudine come tante altre, cattiva. Per sradicarla, occorre prenderne consapevolezza per prima e, secondo, sostituirla dolcemente con un’altra, buona.
Il multitasking è stato largamente incoraggiato e diffuso dall’uso delle nuove tecnologie, smartphone e tablet in primis.

Cosa vuoi che sia? Mentre mi parli, vedo l’e-mail che ho appena ricevuto e già che ci sono, ci rispondo anche. Tu continua a parlarmi che io ti ascolto.
Aspetta un attimo. Chiamo Tizio che mi serve un’info al volo per Caio, poi torno da te, caro Sempronio.
Faccio partire la telefonata.
Ciao Tizio! Tutto bene? Ascolta, mi serve al volo quell’info per Caio.
Tizio, mentre parla, scrive al computer. Non ti puoi sbagliare, i colpi sulla tastiera si sentono chiaramente mentre ti parla.
Infine, ti passa l’info, poi chiami Sempronio che ti risponde distrattamente (la voce lo tradisce) mentre scorre le ultime sul feed di Facebook sul computer e guarda su smartphone la recente story pubblicata su Instagram da Ferragnez. Ti ringrazia con aria assente per l’info che gli hai passato e che sembrava fosse di vitale importanza, poi te ne torni, finalmente, al tuo interlocutore.
Ti suona familiare questo scenario?
Forse ho un po’ esagerato, ma lo scenario è – di base – questo: conversazioni distratte, invasione di notifiche e urgenze da sbrigare.
Beh, a questo punto, posso darti due notizie: una bella e una cattiva.
Inizio con la bella: puoi continuare a fare multitasking quanto vuoi, non sarà di certo questo articolo a fermarti. In fondo, l’assenza dalla “scena di comunicazione” non è mica inventata ieri, si perde nella notte dei tempi.
La cattiva: tutte le volte che farai del multitasking bello e buono, ti perderai un pezzo più o meno grosso della realtà. Mi spiego: non siamo capaci, nessuno lo è, di fare bene più cose contemporaneamente, nonostante molti pensino di essere Superman o Wonder Woman.
I nostri limiti biologici non ce lo consentono. Quando ti illudi di poter fare più cose nello stesso tempo, il tuo cervello non fa altro che spostare in continuazione l’attenzione da un’attività ad altra con un dispendio di energia mentale nettamente superiore. Questo continuo andirivieni mentale si traduce in uno stato di stanchezza maggiore, anche fisica. In pratica, a fine giornata ti senti “distrutto” anche se di fatto hai concluso poco.
Fare meno cose, e bene
Ma io all’inizio dell’articolo ti parlavo di un’arte in via d’estinzione: l’arte dell’ascolto. E di entrare in perfetta sintonia (discorsiva) con il tuo interlocutore.
Che c’entra l’arte dell’ascolto con il multitasking? E che c’entra il multitasking con la chiacchierata spensierata che devo fare questa sera al bar con la mia amica?
C’entra, eccome.
Stammi a sentire.
Il mito del multitasking ha messo fuori gioco un’abilità fondamentale per stabilire relazioni efficaci con i nostri simili. Quest’abilità si chiama ascolto, anzi l’arte dell’ascolto.
Per la sua fragilità l’arte dell’ascolto è la prima ad andare a farsi benedire sotto la pressione del fare tanto e … poco bene.
Insomma, sarà capitato anche a te di vedere un parente “super attento” a ciò che dici, mentre guarda le stories su YouTube o un impiegato a dirti “Prego, mi dica!” mentre continua a pigiare deciso la tastiera del computer. Oppure, da genitore, continuare a fare zapping mentre il tuo junior vuole condividere con te la poesia che ha studiato a scuola. “Bella!” dici, guardando concentrato il concentrato di pixel che hai davanti. “Bella!” dici, anche se hai solo sentito il fruscio indistinto di un’ammucchiata di suoni intercalati: un po’ di consonanti qui, un po’ di vocali là… Lui, il junior, se ne va, deluso, mentre tu, assente, continui a lodare l’invenzione del telecomando.
Entrare in sintonia con altre persone, come si fa?
FEGAS: la tecnica per sintonizzarti con i tuoi simili
Entrare in sintonia con altre persone è una rara forma di felicità, impossibile da raggiungere senza FEGAS.
- FErma ciò che stai facendo e presta tutta la tua attenzione al tuo interlocutore.
- Guarda il tuo interlocutore e sorridi amichevolmente.
- ASpetta il tuo turno per replicare e quando ha finito poni una o due domande per mostrare il tuo interesse per l’argomento discusso.
Questa è FEGAS: l’abilità di ascoltare attentamente a ciò che l’interlocutore ha da dirci e a come ce lo dice. L’arte del saper ascoltare.
Come hai intuito, FEGAS è l’acronimo di tre parole chiave che rappresentano la base per instaurare relazioni positive con i nostri simili. Una regola fondamentale per mostrare rispetto e affetto per noi stessi e per il nostro interlocutore.
LA regola per salvare dall’estinzione l’arte di saper ascoltare.
Una regola semplice, ma non facile.
Bene, per oggi è tutto. Inizia da subito ad applicare questa semplice regola alle interazioni con le persone che incontrerai. In breve tempo, ti accorgerai che la tua capacità di ascolto è notevolmente migliorata.
Fammi sapere cosa ne pensi con un commento qui sotto.
Buon … ascolto! 😉
Lucian
Sapevi che oltre agli articoli pubblici del blog, condivido con gli iscritti alla newsletter gratuita di RhetoFan nuovi contenuti esclusivi ogni martedì di buon’ora? Se non sei ancora iscritto, puoi farlo adesso, da qui. Ti aspetto a bordo.