Aggiornato il 25 agosto 2020.

Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 25 agosto 2020.

 Non è difficile diventare padre. Essere un padre: questo è difficile.

Wilhelm Busch

Tutte le case dovrebbero avere un mantra. Il nostro è Live Well. Laugh Often. Love Much che in italiano si può tradurre così: Vivi bene. Ridi Spesso. Ama tanto. È entrato nella nostra quotidianità famigliare con un orologio (che vedi nella foto). Ed è appeso al muro, appena sotto le due lancette che ci ricordano con il loro implacabile tic-tac che cosa dobbiamo fare 1440 minuti al giorno.

 

Ce lo ricordiamo a vicenda, spesso: per abitudine, per scherzo, quando siamo ben disposti e quando siamo giù di corda. Soprattutto, quando siamo giù di corda.

 

Anche il nostro, come ogni mantra che si rispetti, richiede impegno per raggiungerlo. Vivere bene, ridere spesso e amare tanto non è sempre spontaneo.

 

Essere genitore, fare il genitore

Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere.
Marian Wright Edelman

Essere genitore è facile. Fare il genitore, no. Essere genitore autoritario, a portato di mano. Fare il genitore autorevole, è tutta un’altra cosa. L’impegno non basta, ci vuole curiosità, ci vuole ascolto. Ci vuole la volontà di fermarsi e di tornare indietro. In quel mondo in cui tutto era possibile, nulla importante, tutto era un sacrosanto ca*%*ggio (o quasi), nulla era serio. Il meraviglioso mondo dell’infanzia, dove entrare da adulto non è mai scontato.

 

Sono quasi undici anni che faccio il genitore. Queste sono alcune delle lezioni più importanti che ho imparato. Lezioni che hanno fatto bene a me, e hanno fatto bene a loro. Le condivido con te, chissà che non ti diano qualche spunto di riflessione su ciò che fai come genitore e su come lo fai.

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Dieci strategie di comunicazione efficace che funzionano (non solo con i figli)

  1. Parlare guardarsi negli occhi. Sempre. Questo significa che per molti anni, da genitore devi parlare a ginocchia piegate, chiedendo espressamente ai vostri junior di guardarvi negli occhi quando vi parlano e quando siete voi a prendere la parola. Pochi secondi di interazione, o pochi minuti, a seconda dell’età. Di qualità, però.
  2. Ascoltare. Con un figlio va bene, con due è più complicato. Hanno tante cose da raccontare, da chiedere, da ricordare, e spesso – per un incredibile tempismo verbale – decidono di farlo in contemporanea. Sono i turni di parola che vi salveranno dall’accavallamento verbale. “Parliamo a turni e ci capiremo al meglio.” Ascoltare è difficile, spesso impossibile nel mondo adulto, dove la pressione sociale ci spinge a dare “il meglio”, a ottenere “i migliori risultati”, a “superare i limiti” e avanti di questo passo. L’ascolto è ricevere. È il varco di ingresso gratuito nel meraviglioso mondo dei vostri juniors. Non c’è nulla di paragonabile nel mondo adulto. Garantito.
  3. Sono più di uno, i vostri juniors? Ricordate al più grande di essere un faro. Proprio così, un faro per il più piccolo (o la più piccola), la luce, la guida. Osservate: i piccini tenderanno ad imitare per prima i loro fratellini o le loro sorelline più grandi. Poi i genitori. Poi il resto del mondo. Essere fratello o sorella più grande è una responsabilità. Sono i rudimenti di quella competenza tanto ricercata da grandi: la leadership. Gli anni di vita che separano i fratelli sono esperienza. Un’esperienza di vita che tradotta in stimoli porterà frutti a entrambi: al o alla più grande perché ha la possibilità di testare, capire e valutare la responsabilità di essere un leader. Al o alla minore perché avrà a disposizione stimoli e “strumenti” cognitivi pronti all’uso generosamente messi a disposizione dal o dalla più grande.
  4. Poche parole e buone. Parlare con i vostri figli e le vostre figlie è un vero esercizio di oratoria: per catturare la loro attenzione dovete creare immagini con le parole e musica con la voce. Frasi brevi, argomenti chiari prima che il loro genuino livello di attenzione torni a fare ciò che sa fare meglio: concentrarsi su tante cose per poco tempo. Essere concisi e una forma di autorevolezza. Praticatela.
  5. Ricordate loro spesso, sempre in poche parole e buone: “Hai una passione? Coltivala!”, “Hai un problema? Risolvilo!”
  6. Dite loro, con onestà: “Concentrati su ciò che sai fare. Le volte in cui credi di non potercela fare ricordati che fino all’altro ieri non riuscivi a camminare, né a mangiare, né a parlare, né ad andare in bicicletta. Tutte cose che oggi le fai senza neanche pensare. Sei proprio sicuro / sicura che … (inserire compito) non sia alla tua portata?”
  7. Non dite loro “Sì, certo che ce la fai”, dite loro, invece: “Provaci!”
  8. Non tollerate lo sguardo abbassato. Raccogliete lo sguardo distratto. Rileggete il punto uno. Dopo aver riletto il punto due.
  9. Insegnate loro ad agire, non a reagire. Le azioni sono le fondamenta dello spirito di iniziativa. Molto apprezzata anche nel mondo adulto. Le reazioni sono più delle volte caos. Caos emotivo.
  10. Educateli ed educatevi all’argomentazione. Se una cosa va fatta, va fatta per questo motivo (inserire motivo, chiaro e conciso) se invece non va fatta, non va fatta per questo motivo (inserite il motivo, sempre chiaro e conciso). Ricordatevi che il tempo del “Perché lo dico io” è tramontato da un bel po’.

Una cosa difficile, da fare assolutamente

È difficile non alzare la voce quando si è arrabbiati. Ed è altrettanto difficile non uscire dai gangheri quando le cose non vanno come noi, adulti, vogliamo o pensiamo dovrebbero andare. In quei momenti c’è una cosa ancora più difficile, da fare assolutamente: un respiro profondo per tornare in voi. Ricordate: il più utile strumento che un genitore può mettere nelle mani dei propri figli è indubbiamente l’autocontrollo emotivo. Il miglior insegnamento per governare le proprie emozioni è l’esempio. Scontato? Forse. Praticato. Raramente.

 

E quando succede di andare su tutte le furie – perché succederà, prima o poi, vedrai – non lasciate che la tensione porti via la serenità per più di… mezzo secondo. Mandate via le nuvole del nervosismo e fate tornare il ciel sereno.

 

Vivere bene, ridere spesso e amare tanto sono parole efficaci. Non scontate.

 

Richiedono, come ogni buon mantra, impegno. Ma anche buon senso e spirito pratico.

 

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