Aggiornato il 17 giugno 2021.

Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 17 giugno 2021.

Le quattro sfumature di simbologia territoriale: quali sono?

 

Sono le distanze interpersonali cariche di simboli, significati e condizionamenti linguistici e comportamentali.

L‘esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque.

Enzo Jannacci

Nel 1966 l’antropologo statunitense Edward T. Hall decise di mettere insieme i risultati delle sue ricerche sul comportamento umano e animale nello spazio fisico e di trasformarli in un libro.

 

Lo intitolò La dimensione nascosta (titolo originale The Hidden Dimension, introvabile in italiano) e descrisse le sue personali riflessioni su come percepiamo lo spazio fisico. Coniò il termine prossemica per indicare lo studio della cultura dello spazio umano.

 

Lo spazio è uno dei più importanti strumenti comunicativi. Frammentato in unità più piccole che Hall chiamò distanze, lo spazio comunica un messaggio diverso a seconda della cultura in cui viene letto.

 

Che noi, umani, abbiamo una certa idea dello spazio, anche se non sempre consapevole, è dimostrato dai comportamenti che adottiamo di fronte alle persone che sentiamo vicine o lontane.

 

Ad esempio, esiste un’unità di spazio che ha un significato culturalmente diverso: la fila. Sì, quella perenne alle Poste, quella alle casse del supermercato, alle ore di punta, alla fermata dell’autobus, a volte nelle banche o nelle farmacie 😉

 

Ebbene, la fila – ho avuto modo di verificarlo più volte, in prima persona – ha un significato diverso nella cultura italiana, rumena e inglese.

 

In Inghilterra, alla fermata dell’autobus, la fila è sacra e a nessuno passa per la testa di saltarla: si sale sul mezzo di trasporto nell’ordine in cui si è arrivati alla fermata e quando l’autista dice “Stop, è pieno!”, gli altri attendono pazientemente e rigorosamente in fila, l’autobus successivo. Senza proteste, senza spintoni, senza borbottìi.

 

Né in Italia, né in Romania non ho ancora visto un rispetto così profondo per questa unità di spazio.

 

In un viaggio in Romania, il mio paese natale, sono stato costretto a difendere il mio spazio personale di fronte a una signora di mezza età, dall’aria contadina, che mi respirava sul collo mentre mi preparavo a pagare il conto in una farmacia del posto.

 

Le dissi: “Mi scusi, signora, ci soffochiamo stando così vicini (sottinteso: dato che non ci conosciamo).

 

Mi rispose: “Mi scusi, giovanotto, guardi su, l’aria condizionata è accesa, non c’è rischio di soffocamento.”

 

Decisi di non ribattere. Lessi la sincera solidarietà nel sorriso della farmacista, pagai e me ne andai pensando alla gestione dello spazio nella farmacia sotto casa mia, in Italia: non meno di 5 metri tra l’acquirente e il primo cliente in fila.

 

Questo è successo a me, ma per capirci qualcosa di più sulla personale gestione dello spazio pensiamo ai primi incontri amorosi, quando desideriamo ardentemente la vicinanza della persona amata.

 

La vogliamo accanto anche quando esita e tende ad allontanarsi perché percepisce che lo spazio intimo sia stato invaso. Allora lei o lui, naturalmente, si accinge a difenderlo. Più o meno come feci io nella farmacia rumena.

 

Hall ritiene che nello spazio fisico, persone di culture diverse si comportano diversamente a seconda delle relazioni che instaurano, delle attività che svolgono e delle emozioni che vivono.

 

Il comportamento umano è, secondo Hall, una sintesi dell’esperienza che l’essere umano fa dello spazio. In altre parole, noi siamo ciò che siamo e facciamo ciò che facciamo in virtù dello spazio che occupiamo. Persone culturalmente diverse vivono mondi sensorialmente diversi.

 

Molte delle esperienze distorte dal punto di vista relazionale sono conseguenza di una errata lettura dello spazio: la relazione, l’azione o le emozioni che caratterizzano quel dato spazio in quel dato momento.

 

Ci troviamo a proprio agio solo quando i confini degli spazi che occupiamo, dai più concreti ai più simbolici, sono rispettati.

 

Gli spazi interpersonali

Sono gli spazi attorno a noi, carichi di simboli e significati, conosciuti con l’espressione distanze interpersonali.

 

Hall ne distingue quattro: a ciascuna corrisponde uno specifico registro linguistico e comportamentale.

 

Vediamole.

 

La distanza intima, il registro della confidenza (0 – 45 cm)

È lo spazio del contatto fisico, della fiducia incondizionata, delle emozioni immediate, lo spazio del corpo a corpo, in amore come nel combattimento.

 

Lo spazio intimo fornisce feedback immediati: si possono cogliere i cambiamenti del ritmo respiratorio, della struttura muscolare o del colorito del viso. In caso di fraintendimento sui suoi confini, l’accesso nello spazio dell’intimità può essere percepito come un tentativo d’invasione o di aggressione.

 

Per sua natura, è uno spazio da toccare inguantati.

 

La distanza intima è consigliata nei rapporti di confidenza ed è da evitare nelle situazioni formali come le trattative e le vendite. Sono mal tollerati in contesti altamente formali come la diplomazia.

 

La distanza personale, il registro della complicità (45 – 120 cm)

È lo spazio dell’amicizia dove il contatto corporeo è possibile, ma l’influenza fisica è limitata. Si possono percepire abbastanza chiaramente i cambiamenti del ritmo respiratorio, le espressioni del volto, il colorito del viso e degli occhi.

 

Il tono di voce nella distanza personale è moderato.

 

La distanza personale è consigliata nelle conversazioni amichevoli e di cortesia.

 

La distanza sociale, il registro della neutralità (120 – 365 cm)

È la distanza che prendiamo quando vogliamo dire: “Allontanate, così posso guardarti!” È lo spazio in cui viene percepita la nostra voce, ma non è più possibile il contatto fisico.

 

Questo è lo spazio dei luoghi pubblici e degli uffici dove pareti divisorie o sportelli tengono a distanza l’interlocutore. È la zona della neutralità amministrativa e della diplomazia.

 

La gestualità e il sorriso hanno un ruolo importante quando si desidera attenuare il distacco.

 

La distanza pubblica, il registro del carisma (fino a 8 m e oltre)

È la distanza da palcoscenico, che troviamo, inoltre, nelle classi, tra insegnante e studenti e nei contesti aziendali, durante riunioni e workshop.

 

La distanza tra locutore e il suo uditorio può essere colmata per mezzo di stimoli consistenti:

  • voce più alta
  • espressioni accentuate del volto (sorriso, sguardo interrogativo, sorpresa)
  • colore degli abiti (segni di adesione e di appartenenza a uno specifico gruppo, evidenza della posizione)
  • aspetto generale della figura (dinamismo, carisma)

La distanza pubblica è simile alla rappresentazione teatrale: colori, luci, frasi a effetto, abbigliamento, presenza fisica devono essere accentuate.

 

Ciò che siamo chiamati a difendere o conquistare nella nostra quotidianità è, pertanto, un insieme di territori ricco di significati culturali e comunicativi.

 

Gli spazi interpersonali condizionano i nostri comportamenti nella società ed influenzano lo stato emotivo di ciascuno di noi.

 

Gli spazi che occupiamo veicolano una gamma variegata di simboli di carattere:

  • affettivo: la relazione con l’interlocutore
  • psicologico: il diritto all’intimità nella vita personale
  • estetico: stile d’abbigliamento, colore, accessori
  • gerarchico: posizione sociale, titolo
  • olfattivo: la scelta di un particolare profumo

Con questo breve video sugli effetti dell’invasione dello spazio personale ti auguro buona settimana.

 

Foto tratta da Wikipedia

 

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