La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti.
John Lennon
Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia.
L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini.
Per tutta la vita l’aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. “Chi è quello?” chiese.
“È l’aquila, il re degli uccelli” rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.”
E così l’aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.
Questa breve storia ci aiuta a capire non solo quanto sia importante accrescere la consapevolezza delle proprie potenzialità, ma anche quanto sia necessario liberarci da condizionamenti culturali e pensieri nocivi per poter valorizzarle appieno. Te lo ricordi Affrontando i giganti del 2006? Ecco qui una scena capolavoro che calza al pennello. Guardala e poi continua a leggere.
La straordinaria velocità con cui viaggia l’informazione nell’odierna società liquida accresce la competitività e induce un profondo senso di ansia da prestazione. Il “bombardamento” di notizie, di informazioni, di cose da sbrigare, da pianificare, da risolvere purtroppo e troppo spesso impedisce la cura di quello spazio intimo, discorsivo ed emotivo, necessario punto di partenza per percorrere i sentieri di una maggiore consapevolezza delle proprie risorse interiori. E della loro valorizzazione.
La cultura in cui nasciamo e in cui viviamo ci dice per default che cosa è bene e che cosa è male, che cosa c’è da fare e che cosa non c’è da fare, chi può fare e chi no, dove si può fare e dove non si può. Molto più raramente il COME fare e il PERCHÉ farlo.
Con l’aiuto della storiella riportata all’inizio dell’articolo di oggi voglio invitarti a percorrere, da solo e insieme ai tuoi juniors, i sentieri della consapevolezza:
- del valore personale – le piccole sfide quotidiane sono stimoli per far emergere timori e debolezze, ma anche forza interiore e capacità creativa ed è un modo per cimentarsi nella difficile arte di prendere decisioni
- dell’autoconoscenza – la via maestra per allenare lo spirito critico e formare una visione personalizzata del mondo circostante? Accendere i fari della mente e dell’anima sulle proprie risorse discorsive, emotive e comportamentali e collaudarle su temi e argomentati raccolti dalla vita di tutti i giorni
La curiosità, uno dei motori più potenti della creatività, accresce la consapevolezza del valore personale e dell’autoconoscenza. Diamo, dunque, ai nostri figli e alle nostre figlie materia prima per esplorare sé stessi e il mondo circostante da diverse angolature. I libri, i film, le escursioni, i viaggi, gli argomenti reali o inventati sono imperdibili occasioni per lasciarli esprimere su un argomento, per dare loro spazio, stimoli e coraggio nel complicato compito di trovare le parole giuste per sostenere il proprio punto di vista.
La storiella riportata all’inizio di questo articolo è anche un invito ai genitori che hanno deciso di indossare la tuta da allenatore discorsivo: accompagnate i vostri juniors nella Palestra delle Parole efficaci e aiutateli a scoprire ciò di cui sono capaci. Poi, lasciateli esplorare il meraviglioso viaggio che dal Chilometro 0 della Comunicazione li porteranno sulle cime della Crescita Personale.
Credo che la migliore lezione che un genitore possa insegnare ai propri figli è come costruire e valorizzare sé stessi. Un compito che richiede un notevole investimento di tempo, di pazienza e di attenzione.
I bambini non devono essere copie più o meno sbiadite dei loro genitori, ma esseri umani indipendenti, con una loro personale visione del mondo. Loro non ci devono niente. E noi non dobbiamo nulla a loro. Tuttavia, noi, gli adulti di oggi, madri e padri delle nuove leve del mondo di domani, abbiamo il difficile compito di essere per loro una guida e un punto di riferimento. E di fornire loro la miglior cassetta degli attrezzi della comunicazione efficace.
No, ai nostri juniors non bisogna dire che cosa devono fare. Tanto meno che cosa non devono fare.
Ai nostri juniors, invece, possiamo dire COME e PERCHÉ fare al meglio ciò che vogliono fare. Possiamo dirlo, sì, con parole efficaci al momento e al posto giusto.
Foto da Google immagini