Chi vuole cambiare il mondo cambi prima se stesso.
Socrate
Abbiamo visto come diciamo ciò che diciamo e hai capito come parla di te, il tuo corpo. Ora vediamo come l’abbigliamento che decidiamo di indossare comunica ciò che scegliamo di essere. Quanto importante sia l’abbigliamento nel contesto sociale e che potenza ha nello spostare persone, merci e danari lo illustra un film dal titolo eloquente: Il diavolo veste Prada. È del 2006, non proprio recentissimo, ma l’ho rivisto molto volentieri insieme a mia figlia che lo ha particolarmente apprezzato. Nel film, alta moda, un’affascinante Meryl Streep e una strepitosa Anne Hathaway alle prese con lo spietato mondo del management all’americana.
A dire il vero, non serve andare in trasferta Oltreoceano, possiamo giocare in casa nostra, dove troviamo Blonde Salade che fa e disfa fashion tendenze per milioni di professionisti della moda di tutto il mondo. Ne parla diffusamente Linkiesta in questo articolo: Come si diventa Chiara Ferragni. Perché la moda è anche questo: tendenze che si consumano nel tempo di una stagione, ma capaci di spostare inimmaginabili quantità di beni e persone da una parte all’altra del pianeta. Non a caso della nostrana Blonde Salade se ne occupa ora persino Forbes, Financial Times e uno studio della Harward Business Review.
Perciò, abbigliamento e ciò che copre il corpo sono veicoli di comunicazione potentissimi, espressione intima di cambiamenti culturali, sociali ed economici.
L’unico uomo di buon senso che ho incontrato era il mio sarto: lui mi prendeva le misure ogni volta che mi vedeva, mentre gli altri tenevano le vecchie e si aspettavano che mi ci adeguassi.
George Bernard Shaw
Il linguaggio del corpo o il non verbale è, dopo il verbale e il paraverbale, il terzo livello dell’espressione umana, oggetto di studio della cinesica. Corrisponde all’Ethos dell’antica tripartizione retorica e riguarda, come abbiamo visto, la gestione del corpo nello spazio fisico e simbolico (mimica, gestualità e postura) e l’estetica del corpo e dell’abbigliamento che andremo a vedere nel presente post.
Come ci vestiamo e come ci prendiamo cura del nostro corpo si riferisce a ciò che comunemente chiamiamo aspetto esteriore.
La cura del corpo e il modo di vestirsi sono un importante vettore di immagine, un’interfaccia tra noi e il mondo che rappresenta:
- per l’interlocutore un vettore potente di simboli riguardanti l’appartenenza sociale, lo stile di vita, l’impiego, la posizione gerarchica, l’appartenenza a un gruppo
- per il locutore un induttore psicologico

L’aspetto esteriore riguarda anche la cura e l’igiene del corpo. Sono elementi fondamentali che incidono sulla prima impressione e come sai c’è solo un’occasione per fare una buona prima impressione.
L’attenzione al proprio aspetto esteriore è importante quanto la cura dell’anima. Le mani, il colore dello smalto, il trucco, il profumo, la pettinatura dei cappelli, i gioielli, l’orologio, l’abbigliamento e gli accessori indossati sono tutti indicatori della nostra personalità e della nostra identità. Parlano di noi insieme e spesso meglio delle nostre parole. Buon senso e oculatezza nelle scelte estetiche come in quelle comportamentali e discorsive non sono un optional. Aristotele stesso, quando la cura del corpo era meno sofisticata di oggi, incitava al giusto mezzo. Né troppo, né troppo poco. Il giusto mezzo, appunto.
La cura adeguata dell’aspetto esteriore alla pari della cura del nostro aspetto interiore influisce fortemente sull’immagine che della nostra persona si fanno coloro con cui entriamo in contatto. Modi cortesi e abbigliamento adeguato, parole soffici e luminose, disponibilità al confronto, ascolto attivo e abilità argomentative sono tratti distintivi di chi, cavalcando la paura dell’ignoto ha deciso di compiere il viaggio esplorativo che dal Chilometro 0 della Comunicazione porta alle vette della Crescita Personale. Con RhetoFan, come guida.
Sul firmamento della comunicazione, quindi, non solo parole ma anche gesti, movimenti, abiti ed accessori per veicolare messaggi e discorsi. Insieme costituisco la vera cassetta degli attrezzi della tua comunicazione efficace.
Com’era la storia dell’abito che non faceva il monaco? Forse il monaco no, ma una buona impressione nella società occidentale, sì.
Riassumo, in poche parole, i tre post sui livelli di espressione, le quali, se ben padroneggiate ti aiuteranno a migliorare la tua comunicazione ed essere più efficace. A casa, a scuola, in azienda e nella vita.
- scegli le parole adatte al momento giusto, al posto giusto (livello verbale)
- evidenzia i concetti importanti attraverso le variazioni del tono, le pause e la velocità del proprio eloquio (livello paraverbale)
- invia messaggi chiari attraverso l’aspetto esteriore, la postura e i movimenti del corpo (livello non verbale)
Difficile? Certo che lo è.
Diventare profondamente consapevole di ciò che dici, di come, quando e perché lo dici non è un processo che inizia oggi per finire domani. È un processo, appunto, che trova applicazione attraverso un continuo lavoro di autoconoscenza, autoregolazione e autodisciplina. Discorsiva, emotiva e comportamentale.
Saper posizionarsi e riposizionarsi, discorsivamente parlando, davanti a una platea, in un dibattito o nelle interazioni quotidiane, davanti a un amico, a un parente o a una personalità pubblica è un’arte che si affina in tempo, con impegno, costanza e determinazione.
Buona settimana.