Quelli che non sanno cambiare la propria mente non possono cambiare nient’altro.

George Bernard Shaw

Un giorno, un uomo onesto vide scappare il suo cavallo.

Che sfortuna! – commentarono tutti.

Chissà! – replicò l’uomo.

Presto il cavalo tornò, accompagnato da altri cavalli di razza.

Che fortuna! – commentarono tutti.

Chissà! – rispose l’uomo.

Pochi giorni dopo, il figlio si ruppe una gamba cadendo da uno dei cavalli di razza.

Che sfortuna! – dissero tutti.

Chissà! – replicò l’uomo.

E quando l’esercito convocò tutti i giovani della zona per combattere in guerra, il ragazzo fu esonerato.

Che fortuna! – sostennero tutti.

Chissà!

 

Questa pillola di saggezza – fortuna nella sfortuna e sfortuna nella fortuna – è raccontata nel libro La scienza della contentezza. Come raggiungerla e perché conviene più della felicità, scritto dalla giornalista scientifica tedesca Christina Berndt. Rappresenta metaforicamente l’andamento di una vita umana: più vicino a un grafico finanziario che a un mare calmo.

 

Spesso non possiamo prevedere come andranno le cose: una situazione che all’inizio sembrava promettente può rivelarsi fonte di delusione, mentre una situazione apparentemente disperata può invece tradursi in un’opportunità inattesa.

 

In un simile contesto, essere in grado di ridimensionare aspettative e delusioni ci avvicina a uno stato d’animo che l’autrice ritiene più importante della felicità: la contentezza.

 

Certo, ridimensionare aspettative e delusioni non significa accontentarsi di tutto e comunque. E, a dire il vero, alle prime luci della vita questo ridimensionamento è quasi impossibile. Troppo entusiasmo, voglia di fare (e anche di sbagliare), di vedere, provare ed esplorare per accettare di accontentarsi. Andando avanti, invece, verso l’estate e l’autunno della vita si è più propensi a rivedere le proprie esigenze, adeguarle al presente e accettare che, sì, ci sono anche cose splendide, ma irraggiungibili.

 

La contentezza è quel benessere interiore che ci avvolge quando dobbiamo svolgere compiti in linea con le nostre capacità, ma che richiedono comunque un certo sforzo. Ricevere regali o dondolarsi pigri sull’amaca è molto piacevole, più piacevole di tutto è fare qualcosa che ci richiede l’impiego ottimale delle nostre capacità: non solo professionali ma anche fisiche e spirituali, afferma l’autrice. A differenza della felicità che ci rende euforici, la contentezza ci rende sereni e ci fa sentire in pace con noi stessi.

 

Contribuisce in maniera significativa al nostro senso di contentezza: la fiducia in ciò che facciamo e perché lo facciamo, l’entusiasmo con cui affrontiamo la quotidianità, la capacità di amare noi stessi e l’altro, la curiosità e la gratitudine.

 

Ti è capitato di essere assorto da un’attività e perdere la cognizione del tempo? È ciò che in gergo specialistico viene chiamato flow: una piacevole sensazione di abbandono in cui ci si dedica completamente a quanto si sta facendo. Questo è lo stato d’animo più vicino a ciò che possiamo definire contentezza.

 

Il benessere soggettivo è particolarmente elevato se percepiamo un diffuso senso di soddisfazione nella nostra vita. Siamo contenti se i nostri stati d’animo positivi superano complessivamente quelli negativi: se proviamo più spesso gioia che senso di colpa, più affetto che rabbia, più entusiasmo che vergogna,

 

Essere felice o essere contento, questa è la domanda

Allora quando bisogna chiedersi: sono felice? E quando: sono contento?

 

Non penso esistano risposte univoche. Ognuno può porsi questa domanda nel momento che ritiene più opportuno. Decisamente, non durante una tempesta emozionale che altera significativamente il modo in cui percepiamo la realtà.

 

La risposta altro non è che l’opinione personale su sé stesso e sulla propria esistenza ed è il parametro fondamentale per valutare il livello di benessere personale.

 

Concludo con questa frase che mi ha particolarmente colpito: La contentezza nasce dal profondo e ha anche a che fare con la ragione. Emerge quando si apprezzano i piccoli momenti lieti della vita e a guardare ai grandi progetti con occhio benevolo ma distaccato dandosi da fare per concretizzare i sogni realizzabili. Non c’è spazio per pigrizia e indolenza. La contentezza è una forma di pace interiore, una pace dell’anima.

 

Sono insegnamenti della filosofia confermati dalla ricerca scientifica contemporanea.

 

Come scoprire quanto sei contento

Per misurare il tuo livello di contentezza, ho preparato un breve questionario: dieci semplici domande a cui rispondere per scoprire se sei molto soddisfatto, mediamente soddisfatto o per niente soddisfatto. Clicca e scarica il questionario Quanto Sei Contento? Sii onesto nelle tue risposte, niente fandonie, eh 😉

 

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Fammi sapere com’è andata.

 

Buona settimana.

 

Foto di Alessio Pagliaro