Aggiornato il 19 febbraio 2021.
Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 19 febbraio 2021.
La retorica è l’arte di assoluta importanza, quotidiana. La retorica è l’arte del discorso, di assoluta importanza quotidiana per raggiungere la felicità. A casa, a scuola, in azienda, nella vita.
È quello che ho pensato quando ho finito uno dei più bei libri che io abbia letto negli ultimi anni: La felicità e altre piccole cose di assoluta importanza.
Inizia così: “la felicità è il significato e lo scopo della vita, l’obiettivo e il fine ultimo dell’esistenza umana”. Per averlo cominciato citando Aristotele, l’autore si è subito guadagnato la mia più sincera ammirazione.
Il libro è un meraviglioso scrigno di idee riguardo alla felicità. L’autore chiama in causa molti dei pilastri della storia dell’Umanità tra cui il re Salomone, Platone, Tolstoj, Tagore, Kierkegaard e Aristotele, ma anche illustri personaggi di indimenticabili storie come Piccolo Principe, Alice nel Paese delle meraviglie, Winnie the Pooh.
Tutti hanno avuto qualcosa da dire e, più delle volte, da ridire sulla felicità.
Definiamo felicità una condotta positiva di vita unita alla virtù.
Aristotele
L’autore è uno scrittore che, per i suoi molteplici interessi, ricorda Emilie Wapnick nel suo TED talk dal titolo Perché alcuni di noi non hanno una vera vocazione.
Il suo nome è Haim Shapira ed è senz’altro un multipotenziale: studia la matematica, ama i giochi di parole, suona il pianoforte, scrive con … marcate tendenze filosofiche. Vive in Israele.
La lettura scorre fluidamente proprio perché, a differenza di tanti altri libri sull’argomento, non offre ricette preconfezionate per raggiungere la felicità. Parafrasando l’autore stesso, la sua è una buona lettura perché spalanca la mente alle domande, non la chiude, soffocandola di risposte.
Quando ho finito il libro di Shapira mi sono riletto alcuni brani di Retorica. Eccone uno, rilevante: “Intorno alla felicità e alle azioni che a essa conducono e a quella a essa contrarie, che ruotano tutti i tentativi di persuadere e dissuadere”.
Il Maestro Aristotele aggiunge: “si devono fare le cose che procurano la felicità o una delle sue parti, o che l’accrescono invece di diminuirla, mentre non si devono fare quelle che la corrompono o ostacolano o producono il contrario.”
Hai letto bene: ogni volta che persuadi o dissuadi qualcuno, altro non fai che un audace tentativo di raggiungere la felicità. Ci hai mai pensato, allora, che una di quelle “cose di assoluta importanza” come la retorica può aiutarti a percorrere serenamente il cammino verso la felicità?

Tutti i giorni ci mettiamo tanto impegno a persuadere o dissuadere qualcuno: parenti, colleghi, amici. E tutti i discorsi che facciamo nella vita di tutti i giorni si riferiscono a eventi passati, presenti o futuri.
Aristotele, che è anche il primo sistematore dell’arte del discorso, notava che a seconda del tempo a cui facciamo riferimento, i discorsi sono essenzialmente di tre generi: deliberativo, giudiziario ed epidittico.
Dice, per inciso: “Ognuno di questi generi ha un fine differente, ed essendo tre i generi, tre sono anche i fini.”
In altre parole, quando comunichiamo a casa, a scuola, in azienda e più in generale nella vita facciamo questo:
- Consigliamo l’utile o sconsigliamo il nocivo e per questo usiamo il discorso deliberativo
- Sosteniamo il giusto o, al contrario, contestiamo l’ingiusto impiegando il discorso giudiziario
- Approviamo il bello o disapproviamo il brutto con l’aiuto del discorso epidittico
Vediamoli in ordine e in dettaglio, i tre generi del discorso:
Il discorso deliberativo: quando consigliamo l’utile e sconsigliamo il nocivo.
Quando in testa ti sei messo di dissuadere i tuoi juniors, un parente vicino o lontano, il collega in ufficio o l’amico al bar, parli sempre in relazione al futuro. Il futuro è il tempo specifico per chi consiglia o sconsiglia. Chi (s)consiglia altro non fa che esortare a proposito di un evento futuro.
Vediamo insieme un esempio.
Quando Shapira racconta, nel libro, il suo viaggio nella Valle delle Grandi Domande e dice: “Non rinunciare ai piaceri della vita”, riproponendo in chiave edonica il passaggio biblico “Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza” che cosa fa?
Esatto: esorta, e ora sappiamo che impiega la retorica. La retorica deliberativa, per dirla con Aristotele, per spronarti a mettere le mani in pasta. Con tutte le tue energie.
Il discorso giudiziario: quando sostieni il giusto o, al contrario, contesti l’ingiusto.
No, non serve recarti in tribunale o interpellare un avvocato per impiegare il discorso giudiziario.
Vediamo: ti è capitato di sostenere una causa, vero? Ecco, quando sostieni una causa ti riferisci a un evento passato ed è proprio in relazione a un evento già trascorso che uno accusa e l’altro difende.
Un esempio concreto: nel film The Blind Side, ispirato alla storia vera del giocatore di football americano Michael Ower, c’è una scena significativa in cui durante un pranzo con le amiche Sandra Bullock difende argutamente il suo operato:
Sentite, ecco come stanno le cose. Non mi serve che approviate le mie decisioni, ok? Ma vi chiedo di rispettarle. Non avete idea di che cosa ha passato questo ragazzo. E se la cosa diventerà una costante diatriba posso andare a mangiarmi un’insalata dal prezzo esorbitante più vicino a casa.
Che cosa fa Bullock, nel film Leigh Anne Tuohy?
Esatto, usa il discorso giudiziario per difendere il giusto delle sue azioni davanti a una platea composta dalle sue amiche che, invece di gustarsi il pranzo in buona compagna, mettono in discussione ciò che lei ha fatto.
Il discorso epidittico: quando approvi il bello o disapprovi il brutto.
Anche tu hai lodato o biasimato qualcosa o qualcuno, vero? Che hai fatto?
Hai usato il tempo presente e il discorso epidittico. Il presente è il tempo del terzo genere di discorso illustrato da Aristotele. Naturalmente, ciò non impedisce di rievocare il passato o di prefigurare il futuro.
Martin Seligman, il fondatore della psicologia positiva, nel suo intervento al TED intitolato La nuova era della psicologia positiva, elogia la ricerca del piacere, dell’impegno e del significato della vita e li considera i veri motori della “soddisfazione di vivere”.
Lodare la ricerca del piacere, dell’impegno e del significato della vita è il suo invito a spalancare la mente alle domande, rifiutando di soffocarla di risposte. Questo è un discorso epidittico.
La retorica, dicevo, è la meravigliosa arte della parola, di assoluta importanza quotidiana. A portata di mano e di tutti. È l’arte del discorso, di assoluta importanza quotidiana per raggiungere la felicità. A casa, a scuola, in azienda, nella vita.
Perché dobbiamo fare ciò che ci procura la felicità, o parte di essa. Che l’accresce, invece che diminuirla.
Teniamolo a mente.
Hai apprezzato l’articolo è vorresti rimanere aggiornato? La newsletter RhetoFan è qui. Arriva una volta in settimana, martedì, di buon’ora.
Foto di Ramesh NG