Chi conosce tutte le risposte, non si è fatto tutte le domande.

Confucio

Fare le domande giuste è un’arte, sintesi e conseguenza di un ascolto attivo e interessato.

 

Che cosa fanno le domande nell’interazione discorsiva? E, soprattutto, come fare le domande giuste al momento giusto?

 

Andiamo per ordine.

 

Ecco alcune motivazioni che ci spingono a fare domande al nostro interlocutore.

  • rompono il ghiaccio e favoriscono l’interazione discorsiva
  • procurano informazioni, dando modo all’interlocutore di scoprirsi
  • stimolano lo scambio discorsivo
  • evitano che la discussione si blocchi e mantengono stabile il ritmo del discorso
  • aiutano a prendere tempo, per predisporre un’argomentazione o riflettere su quanto è stato appena detto
  • sono uno strumento di conduzione del dialogo: chi fa domande assume il ruolo di guida

Possono anche servire a bloccare il flusso dei pensieri portato avanti dall’interlocutore fino a un dato momento, indirizzandone il ragionamento in una direzione diversa.

 

L’interazione discorsiva è il dialogo e può essere paragonato a una partita di ping-pong. Uno scambio di argomentazioni e contro argomentazioni, di azioni e reazioni, nel quale a ogni domanda segue una risposta. Ben intesi, ciò può accadere solo se la domanda è compresa oppure, per rimanere nella metafora, se il partner riesce effettivamente a prendere la palla al balzo per passare dal suo silenzio attivo alle parole. Efficaci, naturalmente.

 

Sei regole per fare le domande giuste

Ecco sei regole che devi rispettare per poter fare le domande giuste con le parole giuste al momento giusto:

  • le tue domande devono essere concrete, aperte, amichevoli, cortesi
  • non devono attaccare personalmente l’interlocutore
  • devono essere brevi e comprensibili
  • quando fai domande, non indurre le risposte
  • se la domanda resta temporaneamente senza risposta o si rivela insufficiente, ripetila o riformula
  • le tue domande devono essere motivate: richiedere maggiori informazioni, un chiarimento, un approfondimento per uno specifico argomento

Ora sai come devi porle, ma le domande, come devono essere per essere efficaci?

 

Le domande che devi fare par essere discorsivamente efficace

Qui, ho preparato per te i tipi di domanda che puoi rivolgere efficacemente al tuo interlocutore.

 

Domande aperte

Iniziano sempre con quello che i grammatici chiamano pronome interrogativo: chi, che cosa, come, dove, quando, perché, per chi, in che sequenza e richiedono una risposta aperta. Così:

Domanda aperta: Possibili risposte:
Quando posso passare da lei?

Quando vuole.

Domani alle 15.30.

Mi faccia una proposta.

Ritengo superfluo un incontro.

Le domande aperte sono, da un punto di vista discorsivo, strumenti strategici che ci permettono di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili per riuscire a orientarci in un contesto sconosciuto (in tutto o in parte).

 

Il pronome interrogativo perché merita una particolare attenzione: può suonare altezzoso e provocatorio per il destinatario e può obbligarlo a giustificarsi. L’implicito veicolato in certe situazioni discorsive è: io sono superiore, tu sei inferiore. È un pronome da usare con parsimonia, in particolar modo nelle interazioni tra genitori e figli: inducono in quest’ultimi un comportamento giustificativo che mina autostima e fiducia nelle proprie forze. Ciò che rischia di penetrare insidiosamente la personalità del bambino è:

 

Se devo giustificarmi, non sono capace di … , non sono autonomo/a, non riesco a decidere … , sono colpevole di…

 

In combinazione con la negazione NO è letale per l’interlocutore di qualsiasi età. Sopprime lo scambio discorsivo prima ancora che nasca: Perché non …? Perché non hai fatto, pensato, detto, agito, ecc. è un tipo di domanda prevaricante, da cancellare assolutamente dalla tua nuvola discorsiva. Per evitare di mostrarti spigoloso e aggressivo.

 

Poi ci sono le persone che abbondando nel tentativo (sbagliato) di giustificare la propria affermazione o il proprio comportamento. Non forniscono informazioni pertinenti al dialogo, eppure:

 

Sono andato a casa perché …

Ho fatto, pensato, agito così perché …

 

Se non ti viene chiesto esplicitamente il perché, giustificare la tua scelta o il tuo comportamento discorsivo diventa superfluo e rischia di inquinare l’interazione discorsiva tra te e il tuo interlocutore.

 

Quando sei tentato ad iniziare una domanda con questo pronome, morditi la lingua e cerca di riformulare.

 

Ad esempio:

NO
Perché lo dice? Come è giunto a questa conclusione?
Perché l’hai fatto? Che cosa ti ha spinto a compiere questa …?

Domande chiuse

Iniziano con un verbo e richiedono risposte semplici: si, no, forse, non so, non credo.

Così:

Domande chiuse Risposte a domande chiuse
Posso passare da lei? Sì.
È giunto a qualche risultato? No.

Sono domande che servono per ottenere un chiarimento, particolarmente adatte alla fase conclusiva di un dialogo, quando si fa il punto della situazione o si riassume i termini della questione discussa. Le domande chiuse ristringono il campo di azione dell’interlocutore. Tuttavia, questa limitazione non è sempre rispettata perché:

  1. in genere, la cortesia come regola sociale vieta di rispondere con un secco o no
  2. l’interlocutore vuole tenersi una possibilità per cambiare idea o fare marcia indietro e quindi evita di prendere definitivamente posizione

Chi risponde ha già pensato alla domanda successiva e fa a meno di esplicitare il sì o il no nella sua risposta.

 

Esempio 1

Domanda: Siete giunti a qualche risultato?

Risposta 1: Abbiamo lavorato molto alla ricerca di una soluzione facendo un bel asso avanti.

Risposta 2. Non era affatto necessario giungere a un risultato, l’incontro è servito solo a uno scambio di opinioni.

 

Esempio  2

Domanda: Posso passare dal lei?

Venga domani alle 16.00.

 

Domande alternative

Contengono in sé le possibili risposte indicando così un contesto per la risposta al quale di norma l’interlocutore si attiene.

Domanda Risposta
Cinema o teatro stasera? Andiamo al teatro.

Le domande alternative offrono spunti per poter prendere una decisione, tra più alternative, appunto.

 

Contro domande

Le risposte sotto forma di domande chiamate anche contro domande sono più delle volte considerate scortesi e provocatorie. Spesso sono formulate per distogliere l’attenzione dalla domanda iniziale.

 

Le contro domande possono, tuttavia, essere utili quando ad esempio non si è certi di aver capito bene la domanda iniziale, oppure quando si ha bisogno di dati più precisi per poter dare una risposta valida. Questo è il motivo per cui la contro domanda è di solito una domanda aperta con la quale si reagisce a una domanda chiusa.

 

Domanda: Esci a cena con noi?

Contro domanda: Dove avete pensato di andare?

 

Domande retoriche

Sono finte domande, nessuno aspetta veramente una risposta. Infatti, la risposta è data direttamente da chi pone la domanda, oppure la domanda è già un’affermazione camuffata da domanda. Sono domande che seminano il dubbio e finiscono con un punto interrogativo o con un punto esclamativo.

 

Quale uomo potrebbe mai resistere? (!)

E alla fine hai imparato qualcosa, no?, commetti sempre gli stessi errori, lo sappiamo entrambi.

 

Il mio consiglio? Usa le domande retoriche con cautela perché inducono disinteresse nell’interlocutore: apparentemente lo stimolano a intervenire, ma in realtà non gli consentono di prendere la parola.

 

Domande suggestive

Sono affermazioni travestite da domande e come tali suggeriscono già la risposta. È uno strumento di comunicazione delicato: suscitano diffidenza e ne riducono la disponibilità al dialogo.

 

Esempio: Non stava per andarsene?

 

Le domande giuste, al momento giusto e nel contesto adatto oliano il discorso. Tuttavia, alcuni tipi di domande, come abbiamo visto, lo possono, al contrario, ostacolare.

 

Diamo spazio alle domande nella nostra quotidianità: poniamole strategicamente, con curiosità e rispetto, a noi stessi e alle persone con cui discorriamo.

 

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Foto di Benjamin Reay