Non basta possedere gli argomenti che si devono esporre, ma è anche necessario esporli nel modo appropriato.

Aristotele

Dibattito: confronto tra due o più partecipanti che esprimono idee e opinioni diverse in merito a un argomento proposto.

In altre parole, il Signor Tizio discute con il Signor Caio su un argomento scelto. Lo esplorano da tutte le angolature. Ha la meglio chi riesce a convincere l’uditorio della bontà della propria tesi. E, nel caso di un dibattito regolamentato, uditorio e giudici.

Semplice, no? Non proprio.

A dirla tutta, parecchio complicata, tanto da essere dibattuta, appunto, in un Seminario-Laboratorio dal titolo: Vincere un dibattito. Principi e regole di aggiudicazione, recentemente tenuto all’Università di Padova.

Su invito di Palestra di Botta e Risposta ho partecipato in qualità di giudice a diversi dibattiti regolamentati dal Protocollo Patavina Libertas nella regione Veneto. Tra questi, anche la finale regionale in cui è stata decretata la squadra che ha rappresentato il Veneto alle prime Olimpiadi nazionali di Debate Italia. Sull’argomento, puoi leggere

Chi meglio dibatte, a Roma combatte e

CONTROVENTO, alla conquista di Roma

Essere presente in prima persona a questi momenti di alta valorizzazione della Parola parlata mi ha permesso di raccogliere alcune personali impressioni in merito al dibattito regolamentato che sintetizzo e volentieri condivido.

Durante un dibattito, i partecipanti mettono in atto un comportamento discorsivo inteso come l’insieme di ciò che dicono, come lo dicono e quando lo dicono.

Detto questo, chi ha l’opportunità di dibattere in maniera regolamentata deve avere la sensazione fisica di entrare in uno spazio circoscritto – l’Arena Discorsiva. Dentro, e per alcuni pochi minuti, il buon disputante deve calarsi nei panni del Gigante del Discorso e argomentare al meglio e nel poco tempo a disposizione un punto di vista, un’idea, una visione con l’obiettivo di convincere l’uditorio che ha di fronte.

Ecco sette suggerimenti per dibattere efficacemente:

  1. Ragionamento hyperlink. Nella preparazione dell’intervento seleziona le parole chiavi del proprio discorso e scriverle ciascuna su un cartoncino di piccole dimensioni. Attorno a esse costruisci la tua argomentazione. Ciò richiede buona preparazione, accurata ricerca sull’argomento da dibattere e disciplina discorsiva.
  2. Fare squadra con I Magnifici TRE.
  • ETHOS – sappi che per conquistare l’uditorio e farti apprezzare dalla giuria devi saperti mettere in valore: (di)mostra autorevolezza sull’argomento in discussione ed esprimiti in sintonia con il contesto facendo buon uso dei tuoi strumenti di comunicazione quali voce, sguardo, gesti, abbigliamento.
  • LOGOS – costruisci il tuo discorso a piccoli passi e con adeguato ragionamento consequenziale. Un esempio? Eccolo: Nessuno è perfetto. Io sono nessuno. Quindi io sono perfetto. Scherzo, ma ci siamo capiti 🙂
  • PATHOS – suscitare le emozioni è un must, non puoi e non devi lasciare uditorio e giudici indifferenti all’esposizione del tuo argomento. Falli venire la pelle d’oca e la via maestra è inserire nel discorso una storia personale, toccante, coinvolgente.
  1. Velocità dell’eloquio. In quei 2-3 minuti che hai a disposizione sei un Gigante in Arena, comportati di conseguenza; fatti valere come Padrone dell’Argomento in discussione, domina uditorio e giudici con le parole che dici e come le dici: con la giusta cadenza, con pronuncia chiara e con la naturalezza con cui parleresti al tuo amico di fronte a un caffè. È tua la scena del discorso, fatene un ragione e buon uso.
  2. Tic verbali. No, i tic verbali, NO. L’ecosistema discorsivo in cui inserisci la tua argomentazione deve essere pulito, bonificato dai passpartout discorsivi del tipo sai”, “beh”, “dai”, “insomma”, “mica”. Uditorio e giudici si aspettano un disputante discorsivamente disciplinato non uno discorsivamente pigro.
  3. Frasi killer, frasi seducenti. Tra le prime: “Tutti voi sapete”/ “Noi tutti sappiamo”, “Non possiamo fare a meno di …” Tra le seconde: “Vi rendiamo partecipi a …”,  “Condividiamo con voi …”. Piccolo accorgimento discorsivo: mettiti in disparte e poni l’accento sull’interlocutore/ascoltatore proiettandolo in futuro. “Noi pensiamo”, “Noi crediamo” possono efficacemente diventare “Noi vi proponiamo (un visione del mondo in linea con …)”, “Noi condividiamo un’idea del mondo in sintonia con …” e “Noi abbiamo cercato di …” può diventare un più efficace “Noi vi illustriamo una visione del mondo (che riassume e valorizza un pensiero …)”. Certo, ciò che dici è importante, ma come lo dici può fare una grande differenza.
  4. Fluidità discorsiva. Non è data dalla lettura, ma dalla capacità di padroneggiare con efficacia la parola parlata, pause e brevi e controllate esitazioni incluse. Occorre esercizio, tutto qui. Se accompagnato da una buona capacità di improvvisazione ancor meglio, ma l’inverso no. Il miglior esercizio per un buon discorso orale passa per il ragionamento hyperlink riassunto nei piccoli cartoncini stretti in palmo durante l’esposizione della propria argomentazione.
  5. Immediatezza e chiarezza. Rendi la punteggiatura visibile agli ascoltatori. Evita le frasi lunghe, spazio allo stile giornalistico. Un ragionamento che risponde con frasi brevi (Soggetto – Verbo – Complemento) alle classiche 5W (Chi?, Cosa?, Quando?, Dove?, Perché?) è un ragionamento premiante.

Alcuni spunti per gli allenatori discorsivi. Compito loro, arduo ma fondamentale, è portare le loro squadre fuori dallo spazio mentale Scuola. La Scuola, purtroppo e troppo spesso intimorisce. Guidare i disputanti verso e in una dimensione simbolica della Cittadinanza, della Democrazia è sicuramente compito arduo ma l’unico modo per farli sentire non più solo studenti, ma Cittadini. Prima di tutto Cittadini, Esseri Umani pensanti e gestori responsabili della Parola. Parlata e scritta. Spezzare le catene mentali che tengono gli studenti prigionieri nello spazio mentale e simbolico della Scuola; mandarli poi dritti nell’Arena Discorsiva con lo spirito combattivo di un autentico Gigante dell’Argomentazione; allenarli a valorizzare le proprie risorse cognitive, discorsive ed emotive. È questo il compito di ogni allenatore discorsivo che punta all’Eccellenza.

Ciò che i disputanti fanno a suon di botta e risposta, ed è bene non perderlo mai di vista, è un meraviglioso esercizio di democrazia e un’educazione alla cittadinanza responsabile. Non una mera competizione in cui lo scopo è accumulare punti e vincere, indubbiamente un fattore importante dell’esperienza di dibattito regolamentato, ma e soprattutto un Esercizio di Cittadinanza fatto con stile per un Domani migliore.

Quanto ai giudici chiamati a valutare le prestazioni dei partecipanti ai tornei di dibattito, me stesso compreso. Compito impegnativo che richiede un alto contenimento della propria soggettività. Restare imparziali e accoglienti alle argomentazioni dei disputanti richiede un atto di coraggio: il denudarsi delle proprie idee, convinzioni, stereotipi, pregiudizi riguardo all’argomento in discussione. Il giudice accoglie l’esposizione degli argomenti con spirito critico ma tenendo a bada il proprio retroterra culturale. Dall’altra parte, proprio perché umanamente impossibile essere del tutto imparziali, i disputanti devono giocarsi bene questa carta, cercando di rapire, avvolgere e coinvolgere non solo l’uditorio ma ciascun giudice e tutti insieme nella presentazione della propria tesi.

Un serio grattacapo per chi ruota attorno al dibattito regolamentato, inteso come metodo educativo e formativo è come individuarne i migliori parametri di aggiudicazione.

In ogni caso il dibattito su come valutare un dibattito continua.

Ringrazio il professor Adelino Cattani, Maestro di Vita e di Parola, e il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Università degli Studi di Padova per l’invito al Seminario, occasione di confronto e discussione che mi ha procurato gli spunti sopra condivisi.

Sei stato un disputante, un coach discorsivo o un giudice e vuoi condividere la tua idea di valutazione di un dibattito? Scrivila nello spazio dedicato ai commenti, sarò felice di leggerti.

Buona settimana.

Lucian

Foto dall’archivio personale