Pensate da uomini saggi, ma parlate come la gente comune.

Aristotele

C’è un filosofo inglese che dedicò la sua intera vita intellettuale e professionale al linguaggio. Si chiama Paul Grice, visse tra 1913 e 1988 e lasciò ai posteri parecchio materiale dotto attorno a cui in tanti, fuori e dentro le accademie, continuano tutt’oggi a riflettere.

 

Io, però, mi soffermerò sulle quattro massime che portano il suo nome. Sono importanti per un oratore come per qualsiasi parlante il cui obiettivo è: parole efficaci, al momento e al posto giusto.

 

Con questa formula discorsiva di mia invenzione riprendo e adatto al discorso le definizioni di efficace ed efficiente di Peter Drucker il famoso economista austriaco naturalizzato statunitense considerato il padre del management mondiale:

 

EFFECTIVENESS IS DOING RIGHT THINGS
[Efficacia è fare le cose giuste]
 
EFFICIENCY IS DOING THE THINGS RIGHT
[Efficienza è fare le cose nel modo giusto]

 

Prima sei efficace perché dici le cose giuste, poi sei efficiente perché dici le cose nel modo giusto. Al momento e al posto giusto. Così comunichi meglio e sei più efficace. Fai aderire l’interlocutore alle tue idee impiegando l’adeguata quantità di risorse discorsive. Né più, né meno: le parole efficaci, al momento e al posto giusto rapportate all’obiettivo da raggiungere. È questo il pensiero con il quale dovremmo coltivare e mettere in valore le nostre abilità comunicative.

 

Anche perché così saremmo vincitori di una triplice sfida:

  1. Più TEMPO prezioso evitando di lasciarsi risucchiare nel buco nero dell’io ho ragione e tu hai torto
  2. Oculata gestione di RISORSE vitali: discorsive, emotive e comportamentali
  3. Maggior VALORE con ciò che DICIAMO, PENSIAMO e FACCIAMO

Perché, ricordati:

Non è il DIRE che fa girare il mondo, è il FARE.

Il punto è che il DIRE precede il FARE.

Ma torniamo all’autorevole filosofo inglese. Grice si è mostrato particolarmente interessato a quel segmento di interazione verbale che conosciamo con il nome di conversazione e le cui condizioni generali, a prescindere dall’argomento in discussione, gli diedero parecchio lavoro. Pensò Grice: in definitiva la conversazione altro non è che un comportamento e come ognuno di noi sa, quando mettiamo in atto un comportamento lo facciamo perché abbiamo uno scopo.

 

È per queste vie che giunse alla seguente conclusione: perché la conversazione funzioni è necessario che i partecipanti rispettino il principio di cooperazione. Ecco come si espresse al proposito, invitando i partecipanti di una conversazione a un comportamento discorsivamente cooperativo:

Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato.

A questo principio, poi, associò le quattro massime che rispecchiano le aspettative riposte dai partecipanti a una conversazione, gli uni nei confronti degli altri.

 

Dunque, per far funzionare bene la conversazione e renderla discorsivamente efficace ed efficiente sia locutore che interlocutore devono attenersi:

 

alla massima della quantità

Parla quanto ti è richiesto: non aggiungere né più né meno informazioni di quanto necessario ed eviterai di essere percepito come evasivo, laconico o ridondante

alla massima della qualità

Dì la tua verità: evita di dire ciò che ritieni falso o di cui non hai sufficienti prove

alla massima della relazione

Centra il punto, non andare fuori tema

alla massima del modo

Sii perspicuo, ordina e affronta gli argomenti in maniera chiara e concisa

 

Tutte e quattro rendono la conversazione fluida e la vita facile, discorsivamente parlando. Tutti capiscono tutti. O quasi 😉

 

Ciononostante, come la vita di tutti i giorni ci insegna, le cose non stanno sempre così. Le norme comportamentali dettate dalle massime sono spesso violate dal locutore per mancato rispetto del principio di cooperazione. In tal caso è l’interlocutore a tentare di (ri)armonizzare la comunicazione.

 

Per capire meglio come funziona vediamo un esempio.

 

Giovanni dice, con tono ironico: Che cuor di leone, Mario!

 

Mario carpisce l’esatto senso dell’affermazione non da ciò che dice Giovanni, ma da come lo dice. E qui lo dice decisamente trasgredendo la massima della qualità. Per Grice, per te, per me, e probabilmente per tanti altri lettori del portale RhetoFan, ciò che desta interesse nello scambio conversazionale non è solo ciò che le parole dicono, ma molto di più e molto più spesso ciò che le stesse fanno. E nell’esempio di sopra fanno bella figura. Una bella figura retorica, ecco: l’ironia. Anche se probabilmente Mario, preso bonariamente in giro da Giovanni, violando la seconda massima di Grice, non sarebbe dello stesso parere.

 

E se dovessimo valutare un dibattito?

 

Non ci allontaniamo molto dai principi discorsivi illustrati dal filosofo inglese. In particolare, ci interessa:

  1. il contenuto – ciò che si dice, gli argomenti in discussione e in che misura vengono supportati da dati e prove
  2. lo stile – come lo si dice, tutto ciò che concerne i tre livelli di espressione verbale, non verbale e paraverbale
  3. la forma – illustrazione e congruo riassunto dei punti centrali e marginali, organizzazione del discorso in ordine cronologico o alfabetico, livello di coinvolgimento del pubblico e il rispetto dei tempi a disposizione

In altre parole, assistiamo a un buon dibattito quando l’oratore spicca per la qualità dell’argomento illustrato, supportato con adeguata quantità e varietà di dati e fonti. Inoltre, il valore del dibattito è dato dall’impatto che l’argomento dibattuto ha sul pubblico: se viene esposto con chiarezza e coerenza, quanto tiene vivo l’interesse della platea e com’è supportato da risorse non verbali quali postura, gestualità, contatto visivo, voce, pause e silenzi. Infine, da un punto di vista strategico, vengono valutate la capacità di evidenziare i punti nodali dell’argomento oggetto del dibattito, la capacità di riposizionare il discorso qualora dovesse deviare e non per ultimo un’accorta gestione del tempo a disposizione.

 

Conoscere i principi conversazionali enunciati da Grice è un punto di forza nella gestione degli scambi discorsivi. Un indispensabile strumento nella cassetta degli attrezzi della tua comunicazione efficace utile in tutti i contesti discorsivi: dalle conversazioni tra amici, passando per le interrogazioni scolastiche fino ai dibattiti televisivi o le controversie sociali e politiche, nazionali ed internazionali.

 

Foto di Lucy Crosbie