Aggiornato il 9 luglio 2020.
Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 9 luglio 2020.
La vita è molto più che andare sempre più veloci.
Mahatma Gandhi
Nell’articolo di oggi vorrei condividere con te una poesia. Si intitola Danza lenta e il suo autore è lo psicologo dell’infanzia David Weatherford.
Hai mai guardato i bambini
In un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia
Quando colpisce la terra?
O seguito il volo irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare così veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Attraversi ogni giorno
Al volo?
Quando dici Come stai?
Ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita
Ti stendi sul tuo letto
Con centinaia di pensieri molesti
Che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare così veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà
Mai detto a tuo figlio,
lo faremo domani?
Senza notare nella fretta,
Il suo dispiacere?
Mai perso il contatto,
Con una buona amicizia che poi è finita
Perché tu non avevi ma avuto tempo
di chiamare e dire “Ciao”?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare così veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Quando corri così veloce per giungere da qualche parte
Ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando sei inquieto e corri tutto il giorno,
È come un regalo mai aperto gettato via.
La vita non è una corsa.
Prendila più piano.
Ascolta la musica
Prima che la canzone sia finita.
La metafora “la vita è una canzone” è famigliare anche qui, nell’articolo intitolato Sette pensieri e una settimana in cui riporto le parole di Ronald Reagan, il 40° presidente degli Stati Uniti:
Life is one grand, sweet song, so start the music.
La vita è una meravigliosa canzone, quindi fate partire la musica.
La vita è una canzone, ma la stai davvero ascoltando?
“Sono di corsa”, “Se sei fermo, sei perduto”, “Devo correre”, “Scapo, sono in ritardo”, quante volte ti è capitato di pronunciare queste frasi? Come dici, tante? Ti capisco, anche a me. Salvo poi rendermi conto che nulla di ciò che ritenevo urgente era davvero urgente.
Frasi come queste funzionano come gabbie del pensiero, dove nascono paure più delle volte inventate. Una tra le più ricorrenti è affrontare sé stessi. Fermarsi e guardarsi dentro e attorno non è così semplice come sembra. Non basta uno specchio e la volontà di osservare. Ci vuole anche la forza di fare i conti con ciò che vedi dentro. Puoi vedere ad esempio sogni sbriciolati. Oppure desideri dimenticati. Allora che fai, non ti inventi un paio di motivi per metterti a correre anche tu? Certo che sì. Qualcosa, qualsiasi cosa pur di evitare di guardare.
Comprensibile. Come fai a fermarti quando tutti attorno corrono? Poi, se ti fermi, devi fare i conti con i sensi di colpa. Anche io, da buon velocista urbano credevo che “se mi fermo, sono perduto”. Paure inventate. Pericoli percepiti, non reali. Poche sono state le situazioni che hanno richiesto il mio intervento imminente.
Spero questa poesia ti sia piaciuta. Qui puoi sentirla in lingua originale, con un sottofondo musicale.
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Foto di elycefeliz