È meglio che gli altri condividano le vostre idee per mezzo delle vostre azioni, senza che diciate una parola. Dimostrate, non spiegate.

Robert Greene

Ma come, decine e decine di post su come comunicare meglio e tutto a un tratto, mi dici di non proferire parola? Com’è questo fatto, Lucian? Qualcosa non mi torna, vedi di darti una raddrizzata, eh …

 

Beh, non ti biasimo, ma vediamo di spiegarci meglio.

 

Lo farò con questa storiella.

 

Siamo nel 1502, nella bella Firenze. Un gruppo di amici artisti fiorentini scrivono a Michelangelo Buonarotti che all’epoca viveva a Roma. Gli chiedevano di ritornare per iniziare a lavorare un blocco di marmo rovinato da un foro praticato erroneamente da uno scultore poco abile. Uno splendido pezzo di pietra grezza, mal ridotto che aspettava due mani maestre per dar vita a qualcosa di indimenticabile: in pochi credevano che sarebbe potuto accadere.

 

Tornato a Firenze, Michelangelo esaminò la pietra e concluse che sì, avrebbe potuto realizzare una statua. Iniziò a lavorare e realizzò una bella figura, oggi famosa in tutto il mondo: il giovane David con la fionda in mano.

 

All’epoca, a lavoro quasi finito, Pietro Soderini, che copriva la prestigiosa carica di gonfaloniere di Firenze gli disse che la statua era magnifica. Atteggiandosi a buon conoscitore studiò l’imponente lavoro e gli fece notare che il naso, tuttavia, era troppo grande. Guardava la grandiosa statua dal basso, dalla prospettiva sbagliata.

 

Michelangelo non si mise a discutere, ma lo invitò a salire sull’impalcatura. Prese lo scalpello in una mano e un po’ di polvere di marmo che ricopriva le tavole nell’altra. Mentre batteva leggermente il naso della statua, lasciò cadere a poco a poco la polvere che teneva nascosta nella mano. Non fece alcuna modifica, diede solo l’impressione di lavorarci. Poi si spostò e disse: “Guardatelo ora.” “Ora mi piace. L’avete fatto diventare vivo” rispose il gonfaloniere.

 

Michelangelo fece una mossa molto intelligente: non si mise a discutere l’indiscutibile con una carica prestigiosa della città per non compromettere le sue future commesse. Cambiò, invece, letteralmente il punto di vista dell’interlocutore facendolo credere di aver migliorata la statua.

 

Molto spesso nelle interazioni quotidiane spendiamo troppe energie nel sostenere a oltranza un punto di vista, quando, invece, sarebbe più efficace ascoltare e mettere in atto un’abile strategia discorsiva o comportamentale. “Lavorare ai fianchi” è più pratico che investire l’interlocutore di parole come un Italo a massima velocità.

 

Si chiama tatto, finezza, abilità nel trattare questioni delicate.

 

Diplomazia, in altre parole, utile ugualmente a casa e in azienda.

 

Dimostrare una propria idea senza mettere l’interlocutore sulla difensiva è l’obiettivo di una comunicazione efficace. E non è mai una passeggiata.

 

Persuadere un uditorio sulla difensiva è come sbattere la testa contro un muro: fa male e non si avanza di un millimetro. Parlare meno è meglio e più persuasivo.

 

Meglio far giungere il proprio pensiero all’interlocutore per mezzo dei fatti: è più efficace che discutere, senza nulla togliere al piacere della discussione ?

 

Dunque: persuadere senza dire una parola, si può.

 

Ma la domanda te la faccio lo stesso: secondo te, meglio azioni o argomentazioni?

 

Condividi la tua risposta con gli altri lettori del portale, scrivila qui sotto nello spazio dedicato ai commenti.

 

Aspetta un momento, prima di salutarci. Vuoi allenarti, discorsivamente parlando, nella Palestra delle Parole? Clicca qui e iscriviti alla Newsletter: è gratis, è settimanale e ti aiuta a comunicare meglio ed essere più efficace. Tranquillo, se poi cambi idea, sei libero di disiscriverti.

 

A presto,

 

Lucian