Aggiornato il 12 aprile 2021.

Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 12 aprile 2021.

Ti stai chiedendo come parlare con eleganza e distorcere il mondo?

 

La risposta è presto data: usando le figure retoriche.

 

Adesso che hai incontrato la Regina delle figure retoriche e sai come far vivere al tuo interlocutore una cosa per un’altra sei pronto per andare oltre. E fare sul serio.

 

È tempo di approfondire come fare per … distorcere il mondo, parlando con eleganza.

 

Continua a leggere, troverai cinque dispositivi linguistici pronti per distorcere il mondo, rendendolo più bello, più suggestivo, più pittoresco.

 

Più divertente, anche.

Non basta possedere gli argomenti che si devono esporre, ma è anche necessario esporli nel modo appropriato.

Aristotele

Siamo abituati a confinare le figure retoriche nel giardino della letteratura e, più in particolare, nell’orticello della poesia (ecco due metafore per rendere più espressivo questo passaggio).

 

Tuttavia, questi sofisticati dispositivi linguistici sono ampiamente presenti e utilizzati anche nella vita di tutti giorni. Fosse solo per questo e possiamo ritenerci tutti un po’ oratori.

 

Le figure retoriche rendono le idee più vive e più incisive. Quando le usiamo è come se andassimo dietro le quinte del discorso: scopriamo parole ricche di nuovi sorprendenti significati. Scopriamo il mondo con occhi nuovi.

 

Con le figure retoriche diamo alla realtà un tocco di colore, di magia, di poesia.

 

Di seguito troverai cinque figure retoriche che non ti aspetti e che rendono il nostro quotidiano più vivace e i nostri discorsi più incisivi.

 

Scopriamole insieme.

 

L’iperbole: quando esageri, per difetto o per eccesso

Dell’iperbole, Aristotele disse: ha un che di giovanile, rivela impetuosità. Difficile dargli torto.

 

Questa è una figura retorica che si distingue per la sua capacità di accogliere pochi, molti, tanti, tutti.

 

È divertente perché riesce a ingigantire o rimpicciolire là dove, spesso, meno te lo aspetti.

 

Qualche esempio? Lo hai detto o no, di recente:

Tutti sanno …

Tutti (lo) fanno …

In tanti (lo) dicono …

C’era un sacco di gente in fila … 

Scommetto che ti è capitato di dire o di sentire anche:

Muoio di fame (dopo mille ore di riunione)

Esco a fare due passi (ma va là, due solo?)

Vado e torno in un baleno (Speedy Gonzales che non sei altro …)

Ci metto un secondo ad arrivare (che ti credi di essere, Superman/woman?)

È un secolo che non ci vediamo (ok, ora sappiamo chi è il cugino di Matusalemme …)

Sta simpatico a tutto il mondo (e vabbè, e poi? …)

Esageri, con stile, anche quando dici:

Gli ci è voluto un secolo per arrivare.

Mi piaci da morire.

Non ha un briciolo di cervello.

Parole e immagini della nostra quotidianità. Che rendono il mondo più divertente, più suggestivo.

 

Ironia: quando dici il contrario di ciò che pensi

È una figura retorica di grande effetto: mostra finta ignoranza, sufficientemente evidente per l’interlocutore da farlo riflettere sull’argomento in questione.

 

Nello scritto, spesso, l’ironia si fa aiutare dalla punteggiatura (puntini di sospensione, punto esclamativo e interrogativo assieme) e, in tempi più recenti, dalle emoticon.

 

Per esempio:

Ma bravo …

Come sei bravo!

… detto per davvero è un complimento, detto con ironia, al contrario …

 

Alla base di questa figura retorica sta l’intenzione di chi parla (il locutore) di far comprendere a chi ascolta (l’interlocutore) proprio il non detto, l’implicito. È, in altre parole, una presa in giro.

 

Dillo con me: una retorica presa in giro 🙂

 

Tipo:

La tua è un’auto da far invidia (l’amico spiritoso sulla prima auto catorcio dell’amico … meno spiritoso)

Come sei ordinata! (madre alla figlia all’apertura dell’armadio …)

Che stanza ordinata! (padre al figlio, pestando i mattoncini di Lego …)

Che sei in anticipo! (amica all’amica con cellulare scarico, dopo mezz’ora di attesa)

Metonimia: quando ci metti una cosa al posto di un’altra

Questa è veramente speciale, è una metafora retoricamente modificata, diciamo.

 

La metonimia pone una cosa al posto di un’altra. Non è uno switch caduto dal cielo, ma c’è un legame tra i due termini: un rapporto di dipendenza logica o materiale.

 

Usi una scorciatoia referenziale, cioè una metonimia, quando dici:

Spegni il latte …

Chiudi l’acqua …

Questa sottile figura retorica ci aiuta a focalizzarci su certi aspetti a cui ci stiamo riferendo. Come le altre, anch’essa è parte del nostro quotidiano.

 

Abituale modo di pensare, comunicare e agire.

 

Vediamo qualche altro esempio:

Mi piace Proust (l’autore al posto dell’opera)

Mangio un Ferrero e corro in Ferrari (produttore al posto del prodotto)

Vive di scrittura (causa al posto dell’effetto)

Quel bambino è una gioia (l’effetto al posto della causa)

Abbiamo mangiato un piatto squisito (il contenitore al posto del contenuto)

Quella ragazza è una bellezza (astratto al posto del concreto)

Quel ragazzo ha del fegato (concreto al posto dell’astratto)

Una bottiglia di Montepulciano (luogo al posto del prodotto)

raglan, mansarda, biro, cardigan (l’oggetto per inventore)

Se senti sineddoche, niente paura. È un parente della metonimia, un caso particolare in cui la parte sta per il tutto.

 

Tipo:

Sei solo un bel faccino.

Muovi il culo da qui.

Preterizione: quando fai finta di tacere ciò che in realtà dici

È una scossa al discorso. Inizi con una negazione per poi subito smentirla. Aumenti il volume, l’importanza di quello che stai per dire.

 

Così:

Non sto a dire che …

Non ti dico come siamo stati accolti …

Non ti dico cosa mi è successo!

Non sto qui a ricordarti, ma l’altra volta che …

Non sta a me dirti che …

È un modo elegante per infilarci nel discorso un bella bugia. Fingi di tralasciare qualcosa di importante. Dici qualcosa, appena mi dici che non mi dici.

 

E l’interlocutore ti ascolta. Tipicamente retorico 😉

 

Similitudine: quando vuoi fare il brillante

È un’associazione di idee, una sorta di metafora più evidente. Serve per mettere in evidenza un paragone e si nota per l’aggiunta di una o più parole.

 

Aristotele che di retorica si intendeva bene le mostra apprezzamento. Così anche noi: paragonare è, in fin dei conti, una quotidiana attività.

 

Facciamo paragoni tra immagini, cose, situazioni, persone. E ci facciamo aiutare da parole tipo: “come”, “sembra”, “è simile”, “somiglia” e derivati vari (“pare”, “tale”, “a somiglianza di” ecc).

 

Il risultato?

Furbo come una volpe.

Bianca come la neve.

Rosso come il fuoco.

Rimorso che pesa come un macigno.

Ricco come un re.

Conviene saperle, le figure retoriche, per comunicare meglio ed essere più efficaci.  Sono strumenti linguistici che rendono il pensiero più arguto e le idee più incisive.

 

Le figure retoriche danno un tocco di eleganza espressiva al discorso. E alla realtà di tutti i giorni, un tocco di colore, di magia, di poesia.

 

Sono un must nella cassetta degli attrezzi della tua comunicazione efficace. A casa, a scuola, in azienda. Nella vita.

 

Per apprezzarle pienamente prova a chiederti che mondo sarebbe senza. Senza le figure retoriche.

 

Più piatto, direi. Più terno. Più monotono.

 

Foto di Hartwig HKD