Il dibattito non è guerra, ma collaudo di idee.
Adelino Cattani
La settimana scorsa ho partecipato al primo Festival Del Dibattito organizzato a Conegliano, da Il Dibattito fa Scuola, la giovane Rete di istituti della provincia di Treviso, promossa dall’ISISS Da Collo, che utilizza il dibattito “non solamente come metodologia didattica ma come mezzo per affinare nei giovani le abilità oratorie, la capacità di dare forza ai pensieri e l’esercizio della cittadinanza attiva” come sottolinea la professoressa Novella Varisco, anima del progetto ed entusiasta promotrice del dibattito come strumento educativo (qui, l’intervista in esclusiva per i lettori RhetoFan).
Una splendida giornata di alto valore formativo ricca di spunti interessanti sulla capacità del dibattito di stimolare una crescita armoniosa cognitiva, emotiva e comportamentale. Le entusiaste ed eloquente testimonianze di chi ha vestito i pani del disputante al torneo di dibattito Palestra di Botta e Risposta lo confermano.
Ne ho sentito molte, che puoi vedere sulla pagina Facebook de Il Dibattito fa Scuola.
Di seguito alcune, condivise dai disputanti de Le Civette del da Collo (qui nell’apertura della sessione pomeridiana del Festival):

Ho sempre avuto il timore di dover parlare in pubblico, la sola idea di avere un insieme indistinto di occhi che mi fissavano, in silenzio, nell’attesa che pronunciassi parola mi faceva venire i brividi. Il percorso che ho deciso di intraprendere all’inizio di quest’anno mi ha permesso di acquisire molta più fiducia in me stessa e a credere maggiormente nelle mie capacità. È stato un vero e proprio percorso di crescita e devo dire che inizialmente non è stato per nulla facile perché spesso mi facevo travolgere dall’emozione e ciò mi scoraggiava. Oggi mi sento più sicura e aperta quando mi trovo a parlare di fronte ad un pubblico, anche nel linguaggio non verbale. (Asia Massaro)
Siamo stati chiamati a dover sostenere tesi differenti nel corso dei nostri dibattiti e non sempre sono state in linea con quello che è il nostro pensiero sulla tematica. Tuttavia, ci siamo impegnati a sostenere una tesi e abbiamo imparato a farlo nel modo giusto. Non è sufficiente avere solo la propria opinione, è necessario fondare ed argomentare ciò che si sostiene con opportuni ragionamenti, dati ed esempi e presentarli in modo tale da renderli inattaccabili dalla controparte. Abbiamo inoltre imparato ad esprimere concetti difficili con parole semplici, usando termini specifici ma che potessero esprimere con chiarezza quanto volevamo dire e sviluppando la capacità di sintesi, necessaria a rispettare i tempi degli interventi. (Rossana Merante)
Siamo diventati meno superficiali: non ci accontentiamo più delle notizie e delle informazioni che ci vengono date, ma sentiamo il bisogno di andare oltre per cercarne il vero significato.La conquista più grande, dal mio punto di vista, è appunto lo spirito critico. Controllare l’attendibilità delle fonti, risalire alle cause e ragionare sulla plausibilità di un qualcosa sono tutte capacità che ci vengono richieste ogni giorno, anche al di fuori dell’ambito scolastico. Perché chi è dotato di spirito critico è meno manipolabile e diventa padrone della propria vita. (Alessia Zanardo)
Con l’esperienza del dibattito impari a fondare le tesi e ad esporle, però un altro aspetto che migliori è quello dell’ascolto attivo. Quando si dibatte c’è il rischio di essere troppo convinti della propria tesi e di non ascoltare la tesi avversaria finendo per fare delle domande o delle obiezioni che non sono coerenti. Un aspetto molto importante del dibattito è quello del rispetto. Il rispetto è necessario per poter ascoltare in modo attivo, nel senso che se non si rispetta il proprio turno conversazionale e si parla contemporaneamente all’avversario non si è in grado di comprendere ciò che dice. In un dibattito è fondamentale attaccare la tesi e non l’avversario, questa è un’altra forma di rispetto ed è anche una delle regole d’oro per un buon dibattito. (Matteo Vizzi)
Eravamo sempre pronti ed elettrizzati quando c’era da preparare le nostre parti per i dibattiti e se iniziavamo un discorso durante un incontro poi ognuno faceva le proprio ricerche in orario extrascolastico tanto che il dibattito è entrato a far parte delle nostre vite. Ormai non lo facciamo più solamente a scuola, ma anche se guardiamo un film o leggiamo un libro, cerchiamo sempre mille spunti da poter poi utilizzare negli interventi. (Marlene Menegon)
Al Festival del Dibattito è intervenuto anche il professor Adelino Cattani, ideatore di Palestra di Botta e Risposta, il quale ha offerto numerosi spunti interessanti sulla pratica del dibattito nella sua presentazione “Dalla disputatio al debate: la riscoperta della pratica del dibattito”.

Se dovessi riassumere Il Festival dedicato al valore dell’educazione al dibattito lo riassumerei in tre parole:
CREATIVITÀ: la creatività linguistica e comportamentale è quello sforzo che il disputante deve compiere per trovare le migliori fonti, i dati più accurati ed aggiornati e le parole più adatte per trasmetterli al pubblico e per convincere la giuria. È un esercizio di ricerca ed esplorazione di sé stessi e degli argomenti in discussione.
ATTEGGIAMENTO: un disputante ha un atteggiamento mentale da architetto nei confronti del dibattito con l’aiuto del quale crea ed edifica un sé stesso dotato di capacità argomentativa e spirito critico.
SPIRITO DI SQUADRA: per dare forza e vigore alla posizione da sostenere i disputanti devono entrare in sintonia anche se hanno idee diverse sul argomento trattato.
Il Festival del Dibattito mi ha confermato che il dibattito in quanto strumento educativo non solo educa all’argomentazione e incoraggia i disputanti a escogitare solide impalcature logiche e giostre emotive per sostenere la proprio posizione ma stimola nelle nuove generazioni uno sguardo critico, responsabile ed esigente su se stessi, sulla scuola, sulla società.
Foto dall’archivio personale