Il più utile dei talenti è di non usare mai due parole quando una è sufficiente.

Thomas Jefferson

C’è un ambiente discorsivo in cui si rimane dilettanti a vita. Non c‘è verso di diventare esperti per un semplice motivo: la vita quotidiana è fatta (anche) di interazioni discorsive a sorpresa, inaspettate ed inimmaginate.

 

L’ambiente in questione è la comunicazione interpersonale, dove dirlo o non dirlo è altrettanto importante del come dirlo.

 

Già. Come dirlo? Col tono giusto. Più facile a dirsi che a farsi. Eppure, il tono incide in maniera significativa sull’efficacia della comunicazione interpersonale.

 

Il tono della voce è come ciò che si dice viene detto. È il livello paraverbale della comunicazione. Ne è pienamente responsabile Pathos, che i discorsi a casa, a scuola, in azienda e nella vita li carica di emozioni conferendoli cadenza, risonanza, volume, coinvolgimento e credibilità.

 

Per esempio, la frase Come sei bella! può essere detta e interpretata in diversi modi, a seconda di come viene pronunciata: con ammirazione, con ironia o con sarcasmo. Può emozionare, divertire o infuriare.

 

Il tono della voce, dicevo. È parte di un sofisticato dispositivo psicobiologico che ci permette di parlare. Ciò che percepiamo come grave, stridulo, cristallino, rauco, malinconico è il risultato di un lavoro complesso della macchina che ci fa parlare: polmoni, corde vocali, laringe, bocca, denti, lingua.

 

Sulla frequenza della voce c’è poco da fare. C’è però un principio di cui tenerne conto: quanto più sei calmo, tanto più sonora e grave sarà la tua voce. Al contrario, quanto più sei agitato, tanto risulterà acuta e stridula.

 

Non c’è un granché da fare sulla frequenza, ma possiamo lavorare sulla qualità della voce. Un buon inizio è fare a meno dei sette peccati capitali dell’eloquio: spettegolare, giudicare, essere negativo, lamentarsi, scusarsi, esagerare e fare confusione tra fatti e opinioni. Ne parla Julian Treasure in questo frizzante intervento TED dal titolo Come parlare per farsi ascoltare.

 

Nel suo Farsi capire. Comunicare in modo efficace, interessante, persuasivo, Annamaria Testa illustra ben 35 modi di dire la stessa cosa. La frase che l’autrice propone è Bisogna lasciare lentamente la frizione ed è proprio il tono di voce con cui viene pronunciata la frase che definisce la relazione tra chi parla e chi ascolta. È la differenza che fa la differenza, come sostiene l’autrice.

 

Tra le 35 possibile variante di dire la stessa cosa, ne ho selezionate 15. Vediamole:

 

Autorevole

Ascoltami: se stacchi la frizione troppo in fretta l’auto fa un salto. O il motore si spegne, e questo non va bene. Ma non solo; se usi la frizione così, il disco diventa liscio e non aderisce più all’albero del cambio, cambiare marcia diventa impossibile, poi devi portare la macchina dal meccanico e spendere un sacco di soldi. Dei miei soldi, non dimentichiamolo.

 

Rassicurante

Con la frizione non c’è problema, è solo un fatto di pratica. Ce la farai di sicuro: anzi, scommetto che sei già capace.

 

Equilibrato

Non è la prima volta che guidi. Quella frizione, non pretendo che la stacchi con l’abilità di un pilota, ma puoi farci un po’ di attenzione.

 

Divertente

Ehm … quello che fai con la frizione è la tua idea di dolcemente?

 

Divertito

Basta, basta! Facciamo un patto: se tu impari a lasciare piano la frizione, giuro che io imparo a rimettere il tappo al dentifricio.

 

Ironico

Interessante questa tua maniera punk rock di lasciare la frizione.

 

Sarcastico

Magnifico! Ancora un paio di partenze così e risolvi il problema dell’imparare a guidare perché scassi la frizione e buttiamo via la macchina.

 

Velenoso

Purtroppo, non posso neanche dirti che guidi con i piedi.

 

Autoritario

Tu ti devi mettere in testa di staccare piano ‘sta frizione, capito?

 

Vago

Già, la frizione … dovremo parlarne, prima o poi.

 

Assertivo

È indispensabile lasciare dolcemente la frizione.

 

Romantico

La frizione, dovresti accarezzarla.

 

Poetico

Quello che fai col pedale della frizione è … come dire? Dargli un lungo addio.

 

Evocativo

Senti, non scotta e non morde: dai, lasciala piano.

 

Aggressivo

Se molli ancora la stramaledetta frizione in quel modo lì, ti sbatto fuori dalla mia macchina.

 

La nostra voce può “vestire” diverse sfumature che trasmettano diversi messaggi all’interlocutore. Difficilmente il tuo interlocutore accoglierà di buon grado la tua osservazione se la fai con ton aggressivo, velenoso o autoritario.

 

Il tono della voce vivacizza o rattrista la comunicazione. Accende o spegne l’interazione. Arricchisce o impoverisce la conversazione. Crea tensione o distensione. Definisce l’interazione.

 

Non c’è dubbio che per ottenere l’effetto desiderato, la tua voce deve essere rassicurante, autorevole e ottimista. L’efficacia del messaggio è proporzionale non tanto alla sua autorità, quanto alla sua positività.

 

Anche se nella comunicazione interpersonale rimaniamo dilettanti a vita, possiamo migliorare il nostro modo di interagire verbalmente con le persone che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Il come diciamo ciò che diciamo può aiutarci a migliorare le relazioni e ad essere più coinvolgenti e persuasivi.

 

Domande, curiosità?

 

Dillo con un commento nello spazio qui sotto. Farò del mio meglio per risponderti a tono.

 

Grazie e buona settimana.

 

Lucian

 

Foto di dominio pubblico