Aggiornato il 18 luglio 2020

Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 18 luglio 2020.

La vita non è trovare te stesso. La vita è creare te stesso.

George Bernard Shaw

Sembra che abbiamo licenziato le nostre corde vocali e assegnato extra lavoro alle nostre dita, i pollici in prima linea.

 

Parliamo meno e scriviamo tanto.

 

Parliamo meno, ma parliamo meglio?

 

Parliamo meno e in quei momenti che lo facciamo riempiamo i nostri discorsi di parole altamente … lamentose. Qualche esempio per capirci meglio: “Sono sempre di corsa”, “Non ho (mai) tempo per me”, “Non ho (mai) tempo per … (inserire attività a piacere), “Vorrei fare … (inserire sogno ammuffito nel cassetto), ma non mi basta il tempo”, “Vorrei stare un po’ di più con (partner, figli, parenti, amici ecc.) ma non trovo (mai) tempo. Fuoco fuochino?

 

Ancora: “Ti ho scritto, ma non mi hai risposto”, Perché non rispondi ai miei messaggi?”, “Verifico e poi ti scrivo un messaggino” (che spesso diventa un papiro).

 

Siamo onesti. Non che io non faccia uso di messaggi scritti. Sì, e ne ammetto l’utilità. Il problema non è l’uso, ma l’abuso di messaggi scritti. E di tecnologia, a iniziare con quella mattoncina … ona che ci portiamo in tasca ogni giorno. Se comincio a farne abuso, forse vale la pena fermarmi e pormi qualche domanda. Come quella all’inizio di questo articolo.

 

Parliamo meno atrofizzando una delle più deliziose attività umane e uno dei più potenti strumenti di crescita personale: il dibattito. E le sue variazioni: dialogo, confronto, polemica, discussione. Anche scontro e litigio, purché rimangano nei confini del buon senso e dello spirito risolutivo.

 

Perché come ricorda Adelino Cattani nel suo Botta e risposta:

… uno può essere sinceramente convinto che deve dire ciò che pensa, ma ci vuole un altro per ricordargli che deve pensare ciò che dice. Poi occorre anche sapere difendere queste idee. Un addestramento al dibattito polemico, che vada oltre la buona e pura educazione al dialogo, risponde a tale scopo. Come esperienza e psicologi insegnano, un buon litigio coniugale è salutare per la coppia; così dirsele di santa ragione fa bene anche all’interno della comunità dei pensanti.

Qualche scossa discorsiva, pertanto, può far bene. Anche tra amici e parenti, non solo negli ambienti scolastici e accademici.

 

Parliamo meno, scriviamo tanto e, sì, spesso cerchiamo di leggere l’illeggibile tra le righe e nelle faccine che ci mandiamo via WhatsApp, Telegram, Messenger, E-mail e via dicendo. Parliamo meno e spendiamo più tempo per dire la stessa cosa. Poi andiamo inorgogliti in giro a raccontarci p… line (perline, cos’hai capito, eh?) che non abbiamo tempo per le persone e per le cose che contano. Siamo occupati, noi…

 

Parliamo meno e scriviamo troppo. I discorsi che facciamo e che più spesso ci facciamo sono farciti di vocaboli pervasi da … lamentosite cronica. Ci inventiamo e ci nascondiamo dietro a scuse e scusine del tipo: “Faccio prima”, “Se non scrivo ora mi dimentico”, “Magari è impegnato/a e ora non può rispondermi”, “Magari è impegnato/a e ora non ha tempo”. E via di questo passo.

 

I timidi hanno le attenuanti. Che questi nuovi strumenti di comunicazione siano una mana dal cielo per loro è fuori dubbio. Per dire: “Le scrivo perché se la chiamo, la sua voce mi taglia le gambe” 😉

 

Comunque. Anche se sai di essere timido, tieni a mente che privilegiare il dialogo ti aiuterà a vedere meglio in che direzione andate e che pieghe prenderà il discorso.

 

Facciamo uso spropositato di nuovi strumenti di comunicazione digitale ignorando la bellezza, la gratificazione e l’efficacia dell’incontro tête-à-tête. Corriamo il rischio di rimanere all’oscuro dell’immenso piacere di guardarsi negli occhi. Sprecando poi energie e tempo per lamentarsi di non aver più tempo ed energie per ciò che conta veramente nella nostra vita: incontrarsi e parlarsi di persona.

 

Ecco per te qualche dato interessante che ti farà riflettere:

  • Impieghiamo mediamente un minuto per la scrittura di circa 30 parole su una tastiera mobile.
  • Il dato aumenta se lo strumento è un computer portatile/desktop (50-60 words per minute).

Compara adesso questo dato con la media di 130-150 wpm che usiamo in condizioni normali quando decidiamo di scomodare le nostre corde vocali. Ben cinque volte di più. In altre parole, la stessa cosa che voglio dire a voce in un minuto, la dico, scrivendo, in cinque minuti. Beh, una bella differenza, non credi?

Ci lamentiamo che non abbiamo tempo, ma solo dando più fiato ai nostri pollici e ridando dignità e lavoro alle nostre corde vocali aumentiamo notevolmente il tempo che possiamo dedicare a partner, figli, amici, parenti e le cose che contano.

 

La più umana tra le attività umane è stata sommersa da un oceano di app luccicanti escogitate per tenerci in contatto. Apparentemente, perché sì, ci aiutano a ridurre le distanze e tenerci in contatto, ma attenzione: il confine tra uso e abuso è davvero molto labile e a volte ci caschiamo senza neanche renderci conto.

 

Ecco, è arrivato il momento di smettere di buttare alla pattumiera della tua vita tempo prezioso che potresti dedicare ai tuoi cari e alle tue attività del cuore. Se, tuttavia, vuoi continuare a scrivere anziché parlarci di persona, al meno allena i tuoi pollici per scrivere più veloce. Ti lascio qui due utili strumenti per esercitarti e accrescere la tua nella velocità di scrittura:

Li ho testati: 38 wpm in lingua inglese e 58 wpm in lingua italiana, da desktop portatile; 28 wpm in lingua italiana e 21 wpm in lingua inglese da mobile.

 

Il passaggio dal parlato allo scritto e abissale. Il cambio di mezzo di comunicazione, anche.

 

Non devi credermi sulla parola. Provali anche tu e fammi sapere com’è andata.

 

Supponiamo che tu sia molto più veloce di me, l’idea di fondo però non cambia: scrivendo non arriverai mai ad avere più velocità di eloquio rispetto al parlare a voce. Pertanto, se non sai da dove iniziare per recuperare tempo prezioso nella tua vita, ecco, potresti iniziare dal riconsiderare l’utilità di inviare messaggi a discapito dello scambio verbale.

 

Io mi sono fermato a riflettere. Fallo anche tu. Se l’abitudine di mandare messaggi ha preso sopravvento nelle tue giornate, è arrivato il momento di rimediare. L’articolo che hai appena letto è un buon inizio.

 

Parlare meno è meglio quando ci porta ad essere più efficaci.

 

Foto di copertina: Pexels; foto all’interno dell’articolo: Pixabay  

 

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