Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.

Antoine de Saint-Exupéry

Mi trovo in Sicilia, a Canicattì. In una mansarda del suo centro storico. Fuori sono 44 gradi. Dentro 36, quando il condizionatore è spento.

 

È un caldo rovente in questo inizio d’agosto. Inusuale perfino qui, nel profondo sud. Se ne parla tanto: alla TV, nei giornali, al bar, tra amici, tra parenti. Nelle città e in campagna, in montagna e al mare. E nell’autentico entroterra siciliano, dove mi trovo.

 

Nelle conversazioni quotidiane il caldissimo estivo di questi giorni mi ricorda l’onnipresenza dell’argomento molto British tempo/meteo. Non c’è giorno, mi dicevano gli amici inglesi, che non se ne parli. Può aprire una conversazione, può risuscitarla, può apparire nei titoli di coda di un qualsiasi incontro, appena prima del rituale saluto.

 

Mi trovo a Canicattì, dicevo. Insieme a mia figlia. Un’occasione per riscoprire la piccola cittadina dell’entroterra siciliano, che mi accolse 16 anni fa, attraverso il suo sguardo. Lo sguardo di una bambina ai primi passi nella scoperta della vita. E del mondo.

 

“Papà, ma a Trento è molto più pulito”. Ha ragione, e mi devo inventare una spiegazione per rendere meno aggressivo agli occhi di una bambina cresciuta all’estremo nord italico, il degrado urbano in cui versa diverse parti della città. Mi sforzo, ma non la trovo, una spiegazione che si adatti alla sua età. Dovrei parlarle della cultura delle cose fatte bene, della cura delle cose pubbliche, della gestione delle finanze locali, dell’indifferenza come tratto culturale, ma finisco con un più onesto: “Cara mia, non ho proprio idea del perché il capo della città non curi la sua città.” “Dovrebbe farlo”, mi risponde. E poi parliamo d’altro.

 

“Papà, ma a Trento non ci sono così tanti cani” mi dice, vedendo i moltissimi cani randagi che girano accaldati e dallo sguardo non proprio benevolo per le vie della città. Non so cosa risponderle, perciò ammetto: “Non so perché nessuno li accolga per curarli.” “Peccato.”, mi dice e parliamo di altro.

 

I viaggi insieme a mia figlia sono splendide occasioni di scoperta e riflessioni. Sulla crescita, sull’educazione, sugli spazi che possiamo e dobbiamo occupare come genitori nelle vite dei nostri juniors. Sui tempi e gli spazi che possiamo e vogliamo dedicare ad argomenti come la comunicazione efficace e la crescita personale.

 

Ci sono cinque caratteristiche che la psicologia infantile ritiene distintive nei primi anni di vita, perciò, se sei un genitore di bambini nei primissimi anni di vita ti suggerisco di continuare a leggere con massima attenzione.

 

Dicevo, cinque tratti distintivi:

  1. Impulsività: i bambini devono ancora acquisire le fondamenta del politically & socially correct, dunque, tendono ad essere impulsivi nelle domande, nelle richieste, nelle conversazioni, nei giochi
  2. Egocentrismo: i bambini si sentono IL e AL centro del mondo, non esistono altri punti di vista o di riferimento al di fuori del loro e questo è un tratto che va gestito con cura e NON annullato: il perentorio “Io voglio … “ va modificato, a volte, in un “Io vorrei …” e adattato al contesto. Evitare le risposte autoritarie, del tipo: “Quando te lo dico io”
  3. Semplicità: pensare in modo semplice, concreto e pratico, un qui ed ora a misura di bambino che purtroppo viene sostituito man a mano che ci si avvicina all’età adulta con discorsi astratti e spesso ingarbugliati
  4. Furbizia: i bambini tendono a cercare ricompensa e a evitare la punizione, un tratto, questo, che andrebbe coltivato a tutto campo perché ha a che vedere con il senso pratico: ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, non solo discorsivo
  5. Influenza: i bambini sono facilmente influenzabili, in primis dalla cultura famigliare in cui nascono e poi dall’ambiente sociale ed educativo in cui crescono. Sono, i nostri juniors, l’esempio più evidente di una legge non scritta della vita: la forza dell’esempio ha la meglio anche nel peggio (clicca per vedere Children see. Children do)

Se vuoi aiutare il tuo bambino o la tua bambina a crescere coltivando la fiducia in sé stessi, in te come genitore, e nel mondo, fai massima attenzione ai tratti della psicologia infantile che ti ho appena elencato.

 

Di seguito, cinque strategie che ho personalmente applicato nel rapporto con mia figlia e che ha portato risultati positivi nella vita di entrambi.

 

Le 5 strategie per accrescere l’autostima della propria figlia e del proprio figlio

  1. Ascolto attivo: prestare attenzione a ciò che i figli hanno da dire richiede un sacco di pazienza e soprattutto una sconnessione totale dal mondo adulto, perciò ascoltate e prendete atto dei pensieri e dei sentimenti dei figli con la massima empatia di cui siete capaci
  2. Assaggio del successo: ogni giorno si possono trovare, inventare o costruire situazioni tali da aiutare i nostri juniors a sperimentare il gusto del successo, non del fallimento. Ogni “non ci riesco …”, “non ce la faccio…”, “non so …” sono perfette occasioni per farli assaggiare il successo e un bambino con un passato di successi affronterà l’adolescenza e poi la vita adulta con più fiducia in se stessi e in voi come genitori
  3. Autonomia: coltiviamo l’indipendenza dei nostri figli evitando di fare le cose al posto loro; spesso alle richieste di mia figlia ribatto con un “… (inserire cosa), tu la fai meglio di me” per offrirle un senso di ragionevole controllo sulla sua vita
  4. Affetto: ascoltare e richiedere il loro punto di vista su una qualsiasi cosa reale o inventata, fisica o simbolica, vicina o lontana è non solo un modo per far sentire importanti i nostri juniors, ma è anche un modo per accrescere in loro la convinzione di essere capaci e degni di affetto
  5. Immagine positiva: la nascita di un figlio è una delle più grandi occasioni per rivedere e aggiustare il nostro posto nel mondo e la nostra identità adulta. È anche un’imperdibile occasione per creare e mostrare ai pargoli un’immagine positiva di noi stessi. Ricordiamoci che la forza dell’esempio ha la meglio anche nel peggio: chi vedi buoni esempi avrà molte più probabilità di essere un buon esempio e rendere il mondo in cui vive un posto migliore; all’opposto, chi sarà esposto a cattivi esempi ha buone probabilità di scivolare in un perfido ingranaggio che porta dritto-dritto e in breve tempo alla periferia sociale

Siamo d’accordo: la vita è fatta di piccoli passi per raggiungere grandi obiettivi e uno dei grandi obiettivi della vita adulta, non appena diventato genitore, è la crescita armoniosa dei propri juniors che passa per regolari allenamenti nella Palestra delle Parole efficaci. Allenamenti indispensabili per poter compiere il meraviglioso viaggio che dal Chilometro 0 della Comunicazione porta alle vette della Crescita Personale.

 

Affiancare al proprio ruolo di genitore, quello altrettanto importante di allenatore discorsivo è, pertanto, una sfida quotidiana. Una sfida da affrontare con costanza e determinazione per poter aiutare i nostri juniors a costruire passo per passo, giorno per giorno, la loro autostima.

 

Autostima che rappresenta le fondamenta di una vita serena ed efficace.

 

Buona settimana.

 

Lucian

 

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Foto dall’archivio personale