La retorica ha uno scopo  pratico: è un mezzo per arrivare a un fine.

Sam Leith

Io: Sto per parlarti di intelligenza.

Interlocutore: E cosa mai vorrai dirmi?

Io: Che ce n’è una retorica. Un’intelligenza retorica.

Interlocutore: Intelli … cosa? Ma va là, e chi sei tu a darci lezioni di intelligenza?!? Retorica, poi…

Io: Io? Sono nessuno. Nessuno è perfetto. Quindi, io sono perfetto. Dai, che scherzo … era per dirti che …

Interlocutore: Guarda, sei proprio, come dire … retorico!… 🙂

Ok, è solo immaginario, ma se metto a fuoco questo tipo di dialogo riesco a concentrarmi meglio sulla delimitazione e la descrizione di quella che io ritengo sia una forma di intelligenza che tutti noi possediamo e che, purtroppo, in molti trascurano.

Da qualche parte, più o meno a meta strada tra la Mente e l’Anima esiste un … terreno in cui alcuni, i più bravi, si direbbe, costruiscono uno splendido edificio, finestratissimo. L’edificio in questione si chiama Laboratorio. La sua funzione principale, come quella di tutti i laboratori che si rispettano, è di trasformare e restituire al Mondo circostante le informazioni in precedenza ricevute attraverso la conoscenza intrapersonale e la conoscenza interpersonale.

Niente paura. Definisco subito. Chiedo una mano al rispettato professor di Scienze cognitive e dell’educazione Howard Gardner, autore di Forma Mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza, per il quale “il modo più esatto per pensare un’intelligenza è quello di concepirla com un potenziale”.

Lui dice che la prima, la conoscenza intrapersonale, riguarda gli aspetti interni dell’individuo, la propria vita affettiva. Questo tipo di conoscenza rappresenta la porta di accesso “all’ambito dei propri affetti e delle proprie emozioni.” Con questa conoscenza, noi riusciamo a discriminare e classificare l’universo dei sentimenti, universo a cui attingiamo “per capire e guidare il proprio comportamento.” La conoscenza intrapersonale, quindi, viene implicata nell’esplorazione dei propri sentimenti.

Dall’atra parte, la conoscenza interpersonale è rivolta all’esterno, verso altri individui. Essa rappresenta il portone verso il Mondo esterno. È “l’abilità di rilevare e fare distinzioni fra altri individui e, in particolare, fra i loro stati d’animo, temperamenti, motivazioni e intenzioni.” La conoscenza interpersonale, pertanto, viene implicata nell’esplorazione dei comportamenti, dei sentimenti e delle motivazioni altrui.

Tutto chiaro, vero? Ora torniamo a noi.

Oltre alla sua funzione principale di trasformazione e restituzione degli stimoli ricevuti, il Laboratorio è anche uno spazio dove le informazioni giunte attraverso le due conoscenze vengono elaborate, immagazzinate e classificate. Il responsabile di questo laboratorio ha un nome. Retorica. Intelligenza Retorica. Ha, come ogni responsabile che si rispetta due assistenti: Esperienza e Cultura. Gli stessi occupano anche la carica di consiglieri. Sono loro che uniscono le forze e determinano, dopo un’attenta analisi, il daffare in un determinato contesto.

Il terreno c’è dal primo giorno di nascita. In condizioni normali tutti noi nasciamo in un contesto sociale, circondati da altri esseri umani, loro stessi con il loro bel Laboratorio. Alcuni ce l’hanno tutto curato, bello ordinato sotto la stretta sorveglianza, per così dire, dell’Intelligenza retorica e dei suoi due assistenti e consiglieri Esperienza e Cultura. Alcuni altri, invece, meno interessati all’aspetto discorsivo della propria vita, non ci hanno mai messo un mattone per edificarlo. Qualcun altro, un po’ più interessato dell’ultimo e un po’ meno ordinato del primo, si è fermato dopo la posa di qualche mattone. Il risultato? Il Laboratorio, anziché maestoso e splendente, si trova in un condizione, per niente invidiabile: malandato, trascurato. Un po’ come questo qua.

Edificio

 

 

Il finestratissimo Laboratorio tutto curato, bello, ordinato ha le finestre per lo più aperte. C’è bel tempo, soleggiato per la maggior parte del tempo. Del tempo interiore. Il sole che illumina e riscalda si chiama Curiosità.

Dall’essere retoricamente intelligente si ricava, nella Quotidianità umana tre importanti vantaggi:

  • maggiore capacità argomentativa
  • maggiore assertività
  • più autostima

L’intelligenza retorica è patrimonio comune di tutti gli essere umani. Il guaio è il suo mancato utilizzo.

L’intelligenza retorica, se proprio vogliamo darle una definizione, è:

la capacità, squisitamente umana, di trovare la parola giusta al momento giusto e nel contesto appropriato.

Non che sia semplice, ma, per quanto mi risulta, da un paio di millenni a questa parte, non esiste un altro campo del sapere che porta a essere bravi nel uso della parola. Poi, come la vita di tutti i giorni ci insegna chi uso bene la parola, se la cava bene con l’uso del pensiero e riesce a compiere abbastanza bene anche azioni. Per dire, se a un certo punto della propria storia, l’Umanità iniziò a concepire l’arte di parlare con arte come qualcosa di utile, addirittura indispensabile nella vita politica e civile, qualcosa di buono ci sarà. Qualcosa di buono che si può insegnare e apprendere.

Darsi alla retorica, esserne consapevole della forza della Parola detta e non detta in un determinato contesto, diventare, come uso dire, un po’ serio, un po’ per scherzo, un geek un po’ più chic con il palino della retorica significa imbarcarsi in un viaggio la cui meta è raggiungere un obiettivo pratico: ottenere un effetto desiderato con l’arte della parola.

Valorizzare l’Intelligenza Retorica, un’intelligenza latente in tutti noi, è, in fin dei conti e con il permesso degli amici economisti: massimizzare il risultato retorico con il minimo sforzo discorsivo.

Foto di Klomiz e di Oscar F. Hevia