Aggiornato il 7 aprile 2021.

Questo articolo è stato revisionato e aggiornato il 7 aprile 2021.

Ce la possiamo fare: il titolo di questo articolo si ispira al famoso Yes we can, lo slogan della campagna di Barack Obama per le presidenziali SUA del 2008.

 

Il suo nome è Obama. Barack Obama. È il 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America e il primo afro-americano a varcare la soglia della Casa Bianca. Ha i giorni presidenziali contati.

If you’re walking down the right path and you’re willing to keep walking, eventually you’ll make progress.

Barack Obama

Se cammini sul sentiero giusto e continui a farlo con determinazione, alla fine raggiungerai la meta desiderata.

Barack Obama si è guadagnato un posto nella storia del suo Paese. E nella storia dell’arte oratoria.

 

I suoi discorsi hanno scosso anime e accesso platee. Hanno sedotto e stupito. Hanno incantato e ispirato.

 

Il web è pieno di aggettivi superlativi per descrivere i suoi interventi. Su di lui ci sono numerosi articoli, documentari e libri che riportano e analizzano quello che ha detto, come lo ha detto e quando lo ha detto, durante i suoi due mandati presidenziali.

 

Breve integrazione in occasione dell’aggiornamento di questo articolo.

 

Un libro in particolare, imponente (800 pagini) e di grande ispirazione, che ho letto a marzo 2021 apre il sipario della quotidianità presidenziale americana. Si intitola Una terra promessa ed è scritto da Obama stesso che racconta con uno stile elegante e ricco di dettagli l’appassionante odissea che lo portò a ricoprire nel 2008 la più alta carica della nazione americana.

 

È a mio parere una delle più avvincenti biografie, intima e introspettiva, che mette in luce l’uomo, con i suoi punti di forza e le proprie debolezze, oltre che il 44 presidente degli Stati Uniti, con le difficoltà e i successi che hanno segnato gli anni trascorsi alla Casa Bianca. Un libro che naturalmente ti consiglio vivamente di leggere.

 

Fine integrazione, aprile 2021.

 

Tutto iniziò qualche anno prima di vincere le elezioni del 2008. Nel 2004, per esattezza, quando infiammò l’uditorio con un discorso pronunciato a Boston, nel Massachusetts, durante una convention del partito democratico.

 

Elegante, carismatico ed energico, l’allora senatore dell’Illinois si conquistò un posto nel cuore dell’uditorio. All’epoca, Obama era pressoché sconosciuto a livello nazionale e ancora meno a quello internazionale. Ma in quel caldo luglio del 2004, sentì che fosse arrivato il suo momento.

 

L’ex giocatore di pallacanestro degli anni di scuola capì di avere stoffa per giocare ad alto, anzi altissimo livello. Fu quello il momento in cui anche il partito democratico capì che sarebbe stato lui il futuro presidente degli Stati Uniti.

 

Guarda il discorso del 2004 che cambiò la storia personale di Obama e quella degli Stati Uniti. I democratici fecero i conti giusti. Nel 2008, quest’afro-americano avvocato, pelle color caramello, che incarnava l’America ideale vinse le elezioni diventando il 44esimo presidente degli Stati Uniti.

 

Per la campagna elettorale del 2008 si mise in testa 3 parole che nessuno osò tradurre in una lingua diversa dall’inglese: Yes, we can.

 

Aggiunse:

Yes, we can, to opportunity and prosperity. Yes, we can heal this nation. Yes, we can repair this world. Yes, we can!

Sì, possiamo creare opportunità e prosperità. Sì, possiamo riscaldare questa nazione. Sì, possiamo aggiustare questo mondo. Sì, ce la possiamo fare.

E fece sognare: gli americani e il mondo.

 

La fortuna sta con gli audaci, si sa, e lui da buon audace ebbe la fortuna di incontrare un giovanotto poco meno che venticinquenne che diventò il suo mind reader. Questo brillante giovanotto si chiama Jon Favreau e lo aiutò fino a qualche anno fa a scrivere alcuni tra i migliori discorsi pronunciati durante la sua presidenza.

 

Alla fine del primo mandato, nel 2012 decise di andare avanti. A modo suo. Scelse un nuovo slogan elettorale. Più breve. Una parola. Un’unica parola. Forward. (seguita da un punto). La storia del punto, la racconta Annamaria Testa in questo articolo.

 

Tuttavia, a pochi giorni dalle elezioni, ci ripensò. Sostituì il punto con il punto esclamativo. Più enfatico. Più forte. Più deciso. Ha funzionato, gli americani lo scelsero alla guida del loro Paese per altri quattro anni. Un secondo mandato, che termina formalmente a febbraio 2017.

 

Per otto anni, Barack Obama ha affascinato il mondo intero con le sue parole, con i suoi sorrisi, con la sua visione. Navigò nel mare agitato della politica americana e mondiale con un’incrollabile speranza: fare degli Stati Uniti e del mondo un posto migliore.

 

Barack Obama è un uomo riflessivo, un politico straordinariamente dotato, un leader carismatico capace di intonarsi con grande naturalezza in qualsiasi contesto. Lo spiega ampiamente questo articolo: “Con il suo tono inesorabilmente ragionevole e una studiata sollecitudine (…) Pressoché in ogni momento comunica l’idea di una suprema fiducia in se stesso. Ma non gli manca l’autoironia e in certi casi arriva a essere umile più del necessario.” Proseguono, gli autori dell’articolo: “È un uomo straordinariamente ambizioso e competitivo, dotato di fascino, capacità di persuasione e prospettive di carriera apparentemente illimitati.”

 

Ho cercato in Rete un Obama meno formale, più umano. Ho scoperto questo interessantissimo video in cui Obama si racconta davanti a una tazza di caffè. Si tratta di un talk show famoso negli Stati Uniti intitolato Comedians in Cars Getting Coffee diretto e presentato da Jerry Seinfield.

 

Anche se nulla è lasciato al caso, vediamo un Obama con cui mi piacerebbe un mondo farci quattro chiacchiere. Mi manca, però, una Corvette Sting Ray del ’63, dunque devo posticipare 🙂

 

Obama si racconta. Scherza. Parla della sua quotidianità presidenziale. Gran parte del suo successo è dovuta alla brevità del suo nome, afferma il presidente. Corto, di effetto: Barack Obama. O Barackobama. Sulla politica non ha dubbi, “è come il calcio”.

 

Nelle ricerche fatte per la stesura di questo articolo ho conosciuto più da vicino anche Brian Mosteller, “l’uomo dietro all’uomo senza il quale Obama probabilmente non avrebbe la reputazione di essere così cool”. Mosteller, che afferma di avere sempre avuto la passione per il protocollo, è l’uomo che si occupa delle seccature quotidiane del presidente. Guarda qui, se vuoi scoprire quali sono.

 

Le qualità personali dell’oratore Obama sono unanimemente riconosciute, apprezzate, studiate. Quando parla, la gente pende dalle sue labbra. Non è da tutti. Obama usa magistralmente i tre strumenti retorici di cui ti ho già parlato: Ethos, Pathos e Logos. Chiunque voglia parlare meglio, pensare meglio e agire meglio dovrebbe farsi un’idea del savoir faire retorico del presidente americano.

 

Obama è stato per l’America e per il mondo intero un leader visionario. Per la sua capacità di accattivarsi l’uditorio con i suoi discorsi è stato definito il più grande oratore della sua generazione e l’incarnazione degli ideali di eloquenza americana.

 

Tu che ne pensi del 44° presidente degli Stati Uniti d’America?

 

Foto da all-free-download.com/

 

PS: questo è stato uno dei primi post pubblicati sulla prima versione del sito RhetoFan.com che ho dismesso a fine 2019.

 

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