L’eloquenza, la retorica è quello che voglio insegnarti. Avere ragione, della verità chi se ne frega!
Pierre Mazzard (Daniel Auteuil) a Neïla Salah (Camélia Jordana), in Quasi nemici – L’importante è avere ragione.
Pierre Mazzard (Daniel Auteuil) a Neïla Salah (Camélia Jordana) sono i due protagonisti di Quasi nemici – L’importante è avere ragione la “dramedy” del regista Yvan Attal, uscito in Francia nel 2017 e arrivato sul grande schermo italiano nel 2018. È un film in cui si scontrano e poi si incontrano due mondi completamente opposti. Da una parte c’è lei, Neïla, la giovane e brillante studentessa francese di origine algerina, apparentemente intrappolata in una detestabile dimensione segregazionista in cui prevalgono stereotipi e pregiudizi. Dall’altra, c’è lui, il prof di diritto Mazzard, cinico, ruvido, sprezzante e provocatorio che sta per diventare la persona che tutti dovremmo incontrare almeno una volta nella vita: il mentore senza guanti che solleva domande, si interroga e vuole smuoverti. L’ambizione di Neïla, la studentessa che sogna di diventare avvocato e l’infelice incontro con il petroso prof Mazzard, abile amante della retorica sarà, tuttavia, l’inizio di un felice cammino di riscatto personale e sociale. Per entrambi.
Tra Pierre e Neïla c’è un abisso. Tutto li separa. Ma quando i due protagonisti cominciano a conoscersi meglio si rendono conto delle vette umane che possono raggiungere se solo cambiassero gli occhiali attraverso cui leggono il mondo. Mettono da parte i loro feroci pregiudizi e affrontano la realtà per quella che è: una battaglia, con sé stessi in primo luogo.
Il film racconta una certa idea di successo, che mescola impegno e istruzione, cultura e tenacia. È un film che sbatte in faccia pregiudizi e condizionamenti indotti dalla cultura in cui si vive e si cresce. Un film in cui, tuttavia, l’intelligenza si acuisce con l’aiuta della splendida Signora della Parola – la retorica – e con l’accurata manipolazione delle parole.
Le motivazioni che spingono i due personaggi nelle loro azioni sono funzionali allo scopo che vogliono raggiungere. Brillanti manipolatori, alla fine capiscono – e lo spettatore, insieme a loro – fino a che punto l’uno usi l’altro in maniera più o meno velata per raggiungere ciascuno il proprio obiettivo. “Lui ti ha usata, ma non l’hai fatto anche tu?” è la domanda che il fidanzato Mounir rivolge alla sua ragazza Neïla, colta da un momento di profondo sconforto interiore. Una domanda che passa quasi inosservata nella carica emotiva della scena in cui viene pronunciata. Questa è in realtà la chiave di lettura di un rapporto umano universale che sorpassa la dimensione relazionale prof – studente su cui viene impostata, all’inizio, la narrazione del film. Non si può non manipolare quando si tratta di parole. E quando si tratta di parole si tratta di umanità manipolata e manipolante senza che questo diventi necessariamente nocivo. Anzi, spesso, è la condizione per raggiungere con audacia mete impensabili prima.
Quasi nemici è una pellicola di formazione e integrazione, ricca di dialoghi arguti e divertenti. Le scintille che bruciano all’inizio del film si affievoliscono a poco a poco e aprono la strada per un viaggio di miglioramento personale e integrazione sociale. Vince la retorica, come potente strumento di formazione umana. Vince la parola sapientemente usata. Il prof Mazzard, che all’inizio si dimostra cupo e inflessibile, nientemeno che “un vecchio trombone”, incarna a mano a mano quel mentore che tutti vorremmo: umano, provocatorio, brillante. “Ma cosa pensi? Che non siamo giudicati per la nostra apparenza? Che il modo in cui ci presentiamo al mondo non sia importante?”, dice Mazzard a Neïla scagliandole addosso una manciata di parole macigno. Parole che bruciano, parole che scuotono, parole che smuovono. Perché nella vita, checché si dica, l’abito fa il monaco. Distinguersi, è questo il messaggio che le vuole trasmettere l’odioso prof. Neïla lo capisce e reagisce, superando le aspettative del suo maestro.
In questa frontale collisione culturale, a rimettere le cose nella giusta prospettiva sono le 38 stratagemmi della celebre Arte di ottenere ragione di Arthur Schopenhauer e qualche riferimento a Cicerone e Aristotele, entrambi rinomati artisti della parola al confine tra la persuasione e la manipolazione. Libro e riferimenti che si sintonizzano perfettamente con il tema che pervade l’intera pellicola: Avere ragione, della verità chi se ne frega!
Per poco più di un’ora e mezza lo spettatore assiste a una sfavillante lezione non solo di retorica, ma anche di vita e di resilienza, un incontro-scontro ricco di insegnamenti che diventano piano piano, nello svolgimento della storia, una vibrante conquista di sé stessi. “Sii fiera di te stessa, voglio sentirti, voglio che la tua voce risuoni!”, le dice il prof Mazzard, colui che all’inizio del film l’aveva umiliata e azzannata davanti a 700 suoi compagni di studio. “Adesso so che sarò ricordata per qualcosa di formidabile!” dice Neïla, in un altro dialogo, grazie all’incontro con la persona più abietta che abbia mai potuto incontrare.
La studentessa di umili origini che si porta dentro e dietro tutta la banlieue parigina e i tormenti della seconda generazione dell’immigrazione francese, grazie alla sua caparbia e agli insegnamenti del cinico prof, diventerà ciò che si promette di essere: una persona “a prova di proiettile senza dimenticare la tenerezza.”
Quasi nemici è la splendida storia di crescita umana in cui è magistralmente illustrata la capacità delle parole di trasformare, stimolare ed educare.
A presto,
Lucian
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